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Crisi Inter, Mazzarri avvilito e Thohir resta con la bocca cucita

I nerazzurri non sanno più vincere, i tifosi sono in subbuglio. Il tecnico: "Alcuni giocatori non sono abituati a certe pressioni, c'è poco entusiasmo sugli spalti"

MILANO. Erick Thohir lascia lo stadio senza parlare. È il primo e più forte segnale dello sconforto in casa Inter per l'ennesima occasione sfumata. Un pareggio in casa contro il Catania che costringe Walter Mazzarri a un'altra settimana difficile e a chiedere una mano alla tifoseria. «Molti giocatori - esordisce il tecnico - non sono abituati a certe pressioni. Oggi purtroppo non c'era tanto entusiasmo sugli spalti, sembrava una gara a porte chiuse. È chiaro che i calciatori ci devono mettere di più. Purtroppo l'episodio della svolta non c'è mai, non facciamo gol quando dobbiamo. Quando il pubblico si è un pò entusiasmato si è fatto qualcosa in più. Soprattutto in casa avvertiamo il momento, c'è un pò il freno a mano tirato. Non siamo tranquilli e sbagliamo. Per fortuna, nonostante tutti i risultati, siamo quinti e cercheremo di difendere questa posizione». A rendere complicata la vigilia i cattivi risultati recenti ma anche le tante voci di mercato. In particolare la trattativa sfumata per lo scambio Vucinic-Guarin ha animato la tifoseria, oggi dura nel contestare Branca e Fassone. «Non è stata solo colpa della tifoseria - sottolinea Mazzarri - se non si è fatto lo scambio, ci sono state una serie di valutazioni dell'ultim'ora. La società sa cosa fare da qui a fine gennaio, ma sappiamo che non possiamo comprare se non vendiamo qualcuno. Purtroppo non ci sono più acquisti come quello di Etòo e abbiamo otto giocatori in scadenza, è in atto una forte riduzione del tetto ingaggi. Se è vero che il tecnico bravo è quello che si fa prendere i giocatori forti io purtroppo non ci sono mai riuscito». Pur in mezzo a tante difficoltà ci sono cinque giorni per implementare una rosa al momento carente. Oltre a seguire le novità sul mercato, Mazzarri dovrà preparare la squadra alla difficile trasferta di Torino in casa della Juventus. Il tecnico prova a vedere il lato positivo. «La squadra una settimana fa a Genova - dice - ha giocato in maniera più sciolta rispetto a quanto succede in casa. Avessimo sbloccato la gara forse saremmo tornati a fare un certo tipo di calcio, ma a San Siro dobbiamo crescere. In questo momento il gruppo avverte tutto quello che c'è di negativo». Pur non dando colpe specifiche ai suoi Mazzarri sembra voler lanciare un segnale alla società: «Jonathan non ha mai giocato in squadre che dovevano sempre vincere, Kuzmanovic e Alvarez lo stesso. Non sono abituati a dover stare al vertice. Milito sì, ma per recuperare un giocatore che è fermo da tanto ci vuole tempo. I miei dirigenti certi ragionamenti li sanno». Di umore opposto Rolando Maran, ultimo in classifica alla guida del Catania ma felice per il punto conquistato. «Abbiamo pareggiato con merito e nel secondo tempo - ha analizzato il tecnico - siamo andati vicini più volte al gol. Questo risultato ci deve dare fiducia per il prosieguo della stagione. Ci siamo messi a cinque in difesa cercando di chiudere l'Inter sugli esterni. Ci siamo riusciti, siamo stati un pò troppo timidi nella prima parte ma siamo andati nettamente meglio nella seconda».

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