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Crocetta a caccia di voti per la manovra

PALERMO. La maggioranza va in aula divisa su alcune delle principali norme inserite dal governo in Finanziaria. L’opposizione invece si ricompatta sul no alla manovra economica e stringe, per la prima volta ufficialmente, un patto con i grillini per ostacolare Crocetta.
È stata una giornata di trattative frenetiche, quella di Crocetta, per mettere a punto il mosaico della compagine che dovrebbe sostenere all’Ars la manovra. Condizionale d’obbligo perchè il Pd continua a criticare l’impianto della Finanziaria: «È debolissima, mancano norme su lavoro e sviluppo» sintetizza il segretario Giuseppe Lupo. Mentre Antonello Cracolici si dice ancora scettico sulla riscrittura della norma che prevede i tagli per i forestali: il governo ha confermato lo stop al rinnovo del contratto e la limitazione dei rimborsi chilometrici per gli operai che si spostano lontano dal luogo di residenza ma ha lasciato aperta la possibilità di ottenere avanzamenti di categoria (e dunque di stipendio). L’obiettivo resta quello di risparmiare dal settre fra i 30 e 50 milioni. «Non ho ancora visto questa norma» ha detto Cracolici, fra i più contrari alla sua approvazione. Mentre Bruno Marziano sottolinea un suo emendamento «per innalzare da 50 a 55 anni l’età per l’uscita dal bacino dell’antincendio e il passaggio all’Azienda foreste».
L’Udc continua a frenare, con Nino Dina, sul taglio delle partecipate da 34 a 9. E con il capogruppo Lillo Firetto si dice scettico sulla applicabilità delle norme che estendono alle coppie di fatto i vantaggi economici e giuridici concessi dalla Regione a quelle frutto di matrimonio. Firetto tuttavia si dice certo che «sulla Finanziaria si troverà un’intesa». Crocetta però deve fare i conti anche con gli alleati minori. I Drs di Marco Forzese chiedono spazio per una ventina di emendamenti e solo stamani scioglieranno le riserve sul sostegno al complesso delle norme volute dal governo: «Ma quella forestali non ci piace».
Il clima nella maggioranza è teso per tatticismi legati all’imminente rimpasto: il Pd ha interesse a mettere in difficoltà gli assessori di cui chiede la sostituzione e gli alleati minori puntano a mostrare il loro peso per avere spazio in giunta. Poi ci sono anche scontri personali. Forzese, sfiduciato dagli alleati all’epoca della sua presidenza della prima commissione, ha chiesto le dimissioni di Franco Rinaldi da deputato questore: «Come può un indagato per vicende sulla formazione occuparsi del bilancio interno dell’Ars?». Rinaldi replica gelido: «È lo sfogo per qualche votazione subita in prima commissione. Io ho fiducia nei magistrati».
È un clima che non può rassicurare Crocetta. I 49 voti di cui sulla carta dispone non ammettono defezioni, pena il Ko. E per questo motivo il presidente ha incontrato ieri tutti i partiti di opposizione proponendo un accordo su temi concreti. Crocetta ha ricevuto un elenco di 15 norme - dal taglio dell’Esa e dei consorzi di ricerca all’aumento dei fondi per buono scuola, Province e nuove imprese giovanili e femminili - che l’opposizione vorrebbe inserire. Ma servirebbero fondi che il governo non ha.
Il passaggio però è politico: i grillini hanno partecipato alle riunioni promosse da Nello Musumeci, Forza Italia, Nuovo centrodestra ed Mpa. E con Giancarlo Cancelleri avvertono Crocetta: «Stavolta non ci siamo, non conti su di noi». E tanto basta a Salvo Pogliese (Forza Italia) per calcolare che «in questo momento Crocetta non ha i numeri per approvare la Finanziaria». Per Cancelleri «il presidente continua a perdere tempo in incontri sapendo che poi non manterrà gli impegni. Lo abbiamo spiegato anche a Forza Italia e Ncd. Ci siamo già passati».
Il margine per ritrovare le intese c’è ancora e i continui incontri del presidente con i partiti indicano che le posizioni sono in continuo cambiamento. Anche se questo potrebbe costare qualche emendamento aggiuntivo (sul tema dei precari e dei finanziamenti a vari enti) per siglare i patti. In quest’ottica l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, avverte: «Sui saldi la Finanziaria non si può cambiare. Sui grandi temi è giusto il dibattito ma l’importante è che non si aprano trattative con i singoli deputati, altrimenti si toglie sicurezza alla manovra».

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