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Partecipate, tabella H, case abusive: la giunta ci ritenta

Depositate le correzioni sulle norme di spesa. All’assessorato Sanità parte delle risorse della Famiglia

PALERMO. C’è la riforma delle partecipate e tornano anche le norme che prevedono l’assegnazione a indigenti di case abusive acquisite precedentemente al patrimonio dei Comuni. C’è soprattutto la cancellazione di emendamenti inseriti dalla commissione Bilancio per allargare la platea di precari da salvaguardare. C’è tutto questo nel pacchetto di correzioni alla Finanziaria che Rosario Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, hanno depositato ieri in commissione Bilancio all’Ars.
Misure che correggono la rotta e segnalano con tutta evidenza il braccio di ferro fra governo e Parlamento sulle norme di spesa.
La giunta ha innanzitutto modificato le norme, votate in commissione soprattutto dall’asse Udc-Pd rappresentato da Nino Dina e Giuseppe Lupo, che avrebbero permesso di recuperare una ottantina di ex dirigenti della Spo nel bacino degli ex Pip tutelati dalla Regione per tre anni: «Una norma - ha detto ieri Crocetta - che sarebbe stata sicuramente impugnata dal Commissario dello Stato perchè questo personale non ha i requisiti per accedere alle tutele pubbliche previste per gli altri 3.200 Pip». Lo stesso vale per la proroga dei contratti ad alcune categorie dalla sanità pubblica: norma inserita nell’articolo che riguarda tutti i 18.500 precari degli enti locali. Il governo si è messo di traverso per evitare impugnative «visto che non c’è neppure una quantificazione della spesa».
Il rischio di un intervento del Commissario dello Stato è in cima alle preoccupazioni di Crocetta che vuole distinguere la procedura seguita finora dal suo assessore dal destino che potrebbero avere alcune norme (popolari ma costose): «Il nostro obiettivo è proseguire nella strada del rigore senza forzare la mano su norme che metterebbero a rischio la tenuta dei conti e dunque l’intera manovra».
La riforma delle partecipate, ritirata in commissione per evitare una bocciatura che ne avrebbe pregiudicato la riproposizione, torna con qualche ritocco: restano 9 le società da far sopravvivere rispetto ai 34 carrozzoni recentemente entrati nel mirino della Corte dei Conti perchè costati più di un miliardo negli ultimi 4 anni senza produrre risultati soddisfacenti. Ci sarà solo un po’ di elasticità in più nella individuazione delle società da chiudere all’interno di categorie di intervento pubblico già individuate nella legge. Salva anche la parte che prevede il trasferimento dei lavoratori delle società liquidate in quelle che sopravviveranno: «Rinunciare alla norma sulle società partecipate è impossibile, sarebbe un crimine perchè creeremmo problemi enormi ai lavoratori - ha detto ieri Crocetta - senza questa norma alcuni si ritroverebbero dunque in partecipate morte, con un unico destino: la perdita del posto. La legge ci obbliga a sciogliere le partecipate inutili e se non c'è la possibilità di trasferire il personale questo significa mandare in strada centinaia di persone».
Tornerà anche la norma che prevede la vendita di alloggi popolari di proprietà della Regione a prezzi stracciati per favorire le coppie indigenti e insieme a questa è stata riproposta la vendita delle case abusive acquisite al patrimonio pubblico dopo la sottrazione alle imprese costruttrici.
Ma Crocetta punta soprattutto su altre due norme popolari. La prima aggiunge altri 8 milioni al budget di poco più di 12 stanziato la scorsa estate per gli enti della ex tabella H: «Sapevamo che questi fondi erano insufficienti - ha detto ieri il presidente - e avevamo preso l’impegno di rimpinguare il capitolo per permettere agli enti che hanno superato il bando pubblico di avere tutte le risorse necessarie a concludere i progetti. È un modo per sostenere il settore dell’antimafia, della cultura e dell’assistenza sociale tramite enti del volontariato». E a questo proposito il governo ha presentato anche un emendamento che sottrae all’assessorato alla Famiglia parte delle ingenti risorse per l’assistenza socio-sanitarie trasferendone la competenza all’assessorato alla Sanità. La Famiglia è affidato all’Udc con Ester Bonafede, la Sanità a Lucia Borsellino: in tanti all’Ars leggono in questa mossa un segnale allo scudocrociato, da giorni critico sulla tenuta della maggioranza.

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