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Sicilia e lavoro, nell’agricoltura l’occupazione aumenta dal 2008

Due comparti, l’edilizia e l’istruzione, hanno visto scendere costantemente il numero di addetti

PALERMO. Nella Sicilia dei disoccupati c'è un'isola felice; è l'agricoltura. Lo confermano i dati tratti dalle «comunicazioni obbligatorie» inviate al Ministero del lavoro. Dal 2008, infatti, vige l'obbligo della comunicazione on line prima dell'attivazione di qualunque contratto lavorativo, sia a tempo determinato che indeterminato, sia di collaborazione che di apprendistato, sia pubblico che privato. Ne viene fuori, per quanto riguarda la Sicilia, uno spaccato puntuale e reale di quanto è accaduto fino a dicembre 2012; limitatamente ad alcuni dati è possibile addirittura conoscere l'andamento del mercato lavorativo nell'Isola fino a marzo 2013. Come abbiamo detto, c'è un settore dell'economia siciliana che mostra una crescita occupazionale costante e continua; è l'unico da quando esiste l'obbligo della comunicazione on line: l'agricoltura. Di contro, ci sono due comparti che in questi cinque anni hanno visto diminuire pesantemente e costantemente l'offerta di posti di lavoro; sono l'edilizia e l'istruzione.
In sostanza a pagare il prezzo più alto sono stati il settore "privato" delle costruzioni, che pure ha rappresentato per anni la locomotiva dell'economia siciliana, ed il comparto «pubblico» dell'istruzione, interessato dai provvedimenti nazionali di blocco del turn over. Va detto comunque che, nonostante la continua emorragia di posti di lavoro, le costruzioni continuano a rappresentare uno dei principali polmoni per l'occupazione nell'Isola. L'agricoltura invece cresce con regolarità, almeno in termini di nuovi occupati, fino al punto che quasi un quarto di tutti i nuovi rapporti di lavoro creati in Sicilia arrivano proprio dal settore primario. Seguono, ma ben distanziati, il commercio (ingrosso e dettaglio) e l'altro grande polmone occupazionale costituito dagli alberghi e dalla ristorazione, in crescita regolare ormai da un biennio. Una curiosità: negli ultimi due anni le agenzie di viaggio e le agenzie di noleggio hanno ampiamente scavalcato le industrie manifatturiere nella creazione di nuovi posti di lavoro. Per prevenire i possibili dubbi del lettore, abituato dai mezzi di informazione a cogliere in prima battuta soltanto il numero dei disoccupati (purtroppo crescente), sono d'obbligo alcune puntualizzazioni. Infatti non c'è contraddizione tra l'aumento dei disoccupati e la creazione di nuovi posti di lavoro. Una prima considerazione riguarda il numero dei rapporti di lavoro di breve o brevissima durata che resta molto alto; sicchè accade che lo stesso lavoratore benefìci nello stesso anno di più contratti e di durata diversa. Nel 2012 in Sicilia sono stati sottoscritti 801 mila contratti di lavoro. Dentro ci sta tutto. C'è, per esempio, il contratto poliennale di un chirurgo presso una azienda sanitaria; c'è il contratto a tempo indeterminato di un impiegato presso un'azienda manifatturiera; c'è il contratto trimestrale di collaborazione tra una società che fa indagini demoscopiche ed un giovane che cura la raccolta dati; c'è un contratto di lavoro di quindici giorni nel settore alberghiero per le festività natalizie; c'è persino il contratto di un solo giorno per un evento organizzato da una società di catering; c'è il contratto mensile in agricoltura con un operaio per la vendemmia. È per tutte queste, ed altre, tipologie contrattuali che a fronte di quasi 801 mila nuovi contratti in Sicilia nel 2012, i lavoratori avviati al lavoro siano stati alla fine poco più di 450 mila, ciascuno dei quali ha lavorato in media 143 giorni; tenendo conto che i giorni di lavoro effettivi sono circa 220 all'anno, è come se fossero state assunte in Sicilia circa 290 mila unità a tempo pieno. L'altra considerazione da fare riguarda i dati che vengono diffusi in materia di lavoro. Ebbene le statistiche tradizionali forniscono una «fotografia» che mostra soltanto il saldo finale e che, di questi tempi, è sempre negativo. Le comunicazioni obbligatorie invece mostrano il «film», e cioè la visione continua di quello che si è mosso nel mercato. I dati del «film» risultano più «incoraggianti» perchè dimostrano come il mercato del lavoro sia caratterizzato da un flusso continuo di entrate ed uscite. Di questo dovrebbero tenere debito conto i tanti disoccupati siciliani, il più delle volte propensi a credere che si facciano solo licenziamenti, mentre in realtà i lavoratori interessati da un qualunque contratto sono comunque numerosi. La diffusione dei dati sulle comunicazioni obbligatorie si deve all'impegno dell'assessore alla famiglia, Ester Bonafede, e per quanto possa sembrare strano in questo momento è probabilmente l'aiuto principale che la Regione riesce a dare a tanti disoccupati, giovani e meno giovani. I dati delle comunicazioni obbligatorie permettono di cogliere i movimenti del mercato anche a livello provinciale. A Palermo, ad esempio, nel 2012 sono statti attivati, tra l'altro, 36 mila rapporti di lavoro in alberghi e ristoranti, 22 mila in agricoltura, 14 mila nel commercio, 13 mila nelle costruzioni e poco più di 5 mila nell'industria. Diamo infine uno sguardo al mercato del lavoro nel primo trimestre del 2013 per l'intera Sicilia. Si possono fare due considerazioni. La prima riguarda il sensibile rallentamento nel numero degli assunti (-13,5%) accompagnato però da una contestuale riduzione nel numero di coloro che hanno perso il posto di lavoro (-3,8%). La seconda considerazione riguarda la distribuzione delle nuove assunzioni: cento mila nei servizi, 23 mila nell'industria, compresa l'edilizia, e ben 37 mila nell'agricoltura; non sorprende che tra i cessati dal lavoro nel primo trimestre del 2013, i pensionati siano stati appena appena 628, effetto questo della riforma Fornero.
Secondo le statistiche ufficiali la Sicilia continua a perdere posti di lavoro; eppure, come abbiamo visto, soltanto nel 2012 sono stati contrattualizzati circa 450 mila lavoratori ed altri 100 mila nel primo trimestre dell'anno che sta per finire. I dati sulle comunicazioni obbligatorie costituiscono una miniera di informazioni, utili per gli Organismi che rappresentano i datori di lavoro ed i lavoratori. Sarebbe bene che anche la Regione Siciliana prestasse attenzione a questi dati, specie in tempi di legge finanziaria e di programmazione della spesa futura. Purtroppo nelle priorità delle forze politiche sembra che ci siano prima le province e dopo, molto dopo, i 670 mila siciliani che cercano un lavoro.

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