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No ai limiti alle emissioni in Raffineria a Gela: «Troppo stringenti, ricorriamo al Tar»

GELA. Limiti di emissione troppo stringenti: la Raffineria ha deciso di rivolgersi al Tar per annullare le ultime norme del ministero dell’Ambiente, ritenute penalizzanti. La decisione è stata assunta dai vertici di Eni, che hanno valutato insieme al pool dei loro legali gli spiragli per poter impugnare le nuove direttive.
Un primo vertice era stato fatto il 17 dicembre. Rientrare nei limiti delle emissioni imposte dal dicastero dell’Ambiente è praticamente impossibile allo stato attuale perché significherebbe snaturare la produttività dell’azienda del cane a sei zampe.
Sono due gli ostacoli che appaiono insormontabili. La prima riguarda il vincolo massimo dei quattrocento normal metri cubi al secondo da emettere in atmosfera. L’azienda si difende sostenendo di aver fatto dei notevoli passi in avanti, passando dai 1100 normal metri cubi richiesti dal ministero fino ai 700 normal metri cubi al secondo. Adesso però i parametri sono stati notevolmente ristretti.
L’altro paletto riguarda invece la produzione e l’esportazione di energia elettrice. I tecnici ministeriali hanno escluso qualsiasi possibilità di esportare all’esterno del sito industriale l’energia elettrica prodotta. Insomma l’energia elettrica deve essere sufficiente soltanto ad assicurare il mantenimento degli impianti interni, non a commercializzarla. Il perché è presto detto. La produzione di energia elettrica comporta una maggiore lavorazione degli impianti e di conseguenza di emissioni considerate pericolose.
I vertici di raffineria hanno preannunciato il ricorso al Tar nel corso dell’ultimo confronto di metà dicembre, alla presenza dei segretari provinciali chimici di Cgil, Cisl e Uil. Le difficoltà principali riguardano proprio l’osservanza dei criteri imposti sul piano delle emissioni in atmosfera di anidride solforosa.
Il nuovo anno si apre anche nell’incertezza del futuro dell’indotto. Ci sono vertenze delicate, come quella della Riva & Mariani o il rinnovo dei contratti quadro. Molte aziende temono di perdere la commessa Eni e questo si ripercuoterebbe ovviamente sui livelli occupazionali. La situazione è ancora in evoluzione e già a metà mese si potrebbero capire meglio gli scenari che si prospettano attorno al colosso petrolchimico, chiamato ad affrontare la concorrenza delle aziende asiatiche.

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