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Stipendi, l’Ars taglia su deputati e dipendenti

Per gli onorevoli è stata fissata una nuova quota esentasse: la busta paga netta passa da 11.780 a 8.300 euro. Bonus per 50 parlamentari con funzioni speciali. Stop ai parenti di politici nello staff di presidenza

PALERMO. L’ultimo timbro sulla nuova busta paga dei deputati porta con sè un taglio pure alla retribuzione di dirigenti e funzionari dell’Ars. Il consiglio di presidenza del Parlamento, guidato da Giovanni Ardizzone, ha determinato la quota della busta paga da considerare esentasse (diaria) e quella considerabile come vero e proprio stipendio: il saldo finale porta a un netto complessivo di circa 8.300 euro a fronte dei vecchi 11.780. Ridotte anche tutte le indennità extra, che moltiplicavano gli incassi e che continueranno a prenedere 50 deputati su 90.


Il dubbio principale che il consiglio di presidenza doveva sciogliere era quello della diaria. C’era la tentazione di copiare la soluzione-Calabria: 6 mila euro di diaria e 5.100 di stipendio tassabile. Ciò avrebbe portato a un netto molto elevato. Invece Ardizzone ha spinto per fermare la quota esentasse a 4.500 euro. Soglia in media con quella in vigore nel resto d’Italia: solo per fare qualche esempio, nel Lazio la diaria vale 3.500 euro, in Lombardia 4.218 e in Campania 4.440. Così l’Ars completa (anche se in ritardo) il recepimento del decreto Monti, che in tutta Italia ha ridotto già da un anno i compensi dei consiglieri regionali.


Rispetto al vecchio stipendio da 11.780 euro i deputati perdono il contributo da 3.180 euro al mese che era destinato a spese di segreteria e al portaborse: il regolamento stilato ieri prevede che possa ancora essere erogato un bonus da 55 mila euro lordi all’anno a deputato ma solo se collegato a una busta paga di un portaborse. Farà fede l’F24 e niente potrà essere stornato per spese di segreteria per questo motivo è scattata la corsa a siglare contratti per legittimare questi contributi.


Ci sono poi 50 deputati su 90 che agli 8.300 euro netti sommeranno dei bonus aggiuntivi legati alla funzione ricoperta in Parlamento. Anche in questo caso c’è un taglio rispetto al passato malgrado il numero dei «graduati» sia ancora elevato. Il top va al presidente dell’Ars e a quello della Regione che incasseranno 2.700 euro lordi in più al mese (prima erano 4.866). Ai due vicepresidenti dell’Ars (Salvo Pogliese e Antonio Venturino) andranno 1.800 euro in più: prima erano 3.244. I tre questori (Franco Rinaldi, Paolo Ruggirello e Nino Oddo) avranno un bonus da 1.622 euro a fronte dei vecchi 2.924. E i 5 segretari del consiglio di presidenza (Anthony Barbagallo, Orazio Ragusa, Dino Fiorenza, Luisa Lantieri e Salvatore Lo Giudice) potranno contare su un extra da 1.159 che prima era invece da 2.089.


Gli stessi 1.159 extra (con lo stesso taglio) andranno ai 7 presidenti di commissione parlamentare. E i loro 13 vice sommeranno allo stipendio un bonus lordo mensile da 289 euro che prima raggiungeva i 522. I 7 segretari di commissione avranno 144 euro di indennità aggiuntiva (prima erano 261). Infine, un bonus extra da 1.159 euro anche per gli 11 capigruppo: prima questo bonus veniva erogato dal partito, ora sarà a carico dell’Ars.
Lo stesso regolamento approvato ieri impone agli 11 membri del consiglio di presidenza dell’Ars di non inserire nei propri staff parenti di deputati o di assessori, neppure in qualità di comandati da altre amministrazioni: un dettaglio che provocherà la perdita del posto al padre dell’assessore alla Formazione, Nelli Scilabra, che collabora con Lo Giudice. L’ultima mossa è quella che avvia la riduzione della busta paga per almeno un centinaio dei circa 270 dipendenti dell’Ars. In attesa di una obbligatoria contrattazione con i sindacati, il presidente Ardizzone ha deciso di sospendere le indennità di funzione e gli scatti di anzianità per i dirigenti. Le tabelle di riduzione vanno ancora definite ma il consiglio di presidenza stima da questa misura un risparmio per i costi dell’Ars di circa 1 milione e 700 mila euro. Queste retribuzioni sono fra le più contestate da alcuni deputati che, come nel caso di Giovanni Greco dell’Mpa, proponevano di tagliarle in alternativa alle proprie: oscillano dai 3.681 euro di un assistente parlamentare con 30 anni di servizio ai 12 mila netti del segretario generale.

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