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Caltanissetta, c’è il museo ma le Vare ancora no Vertice fissato per metà gennaio

Il presidente del Giovedì Santo Alloro dà la sua piena disponibilità per il trasferimento da San Pio X ai nuovi locali, inspiegabilmente saltato

CALTANISSETTA. Rischia di diventare una cattedrale nel deserto il museo delle Vare. La fiammante struttura ormai completa in ogni suo dettaglio resta chiusa in attesa che Soprintendenza e detentori dei grandi gruppi tornino a incontrarsi per mettere definitivamente nero su bianco in una vicenda che si trascina ormai da troppo tempo. L'incontro è previsto per metà gennaio: «Noi stiamo aspettando la convocazione» ha dichiarato il presidente del Giovedì Santo Michele Alloro che mostra al contempo grande disponibilità per un trasferimento saltato lo scorso anno all'ultimo momento dopo la generale levata di scudi di detentori e proprietari. Il Museo delle Vare (o della Settimana santa) è costato un milione 100mila euro con fondi messi a disposizione dalla Regione e sorge in quello che un tempo era il museo archeologico adesso trasferito a Santo Spirito. Il pianoterra, più di quattrocento metri quadrati, sarà interamente occupato dai capolavori dei Biangardi che avrà così ad oltre cento anni dalla loro realizzazione una sede museale degna di questo nome. L'allocazione delle Vare è stata da sempre al centro di accese polemiche che hanno coinvolto moltissimi ambienti del capoluogo (politici e non) essendo i gruppi di proprietà di banche, enti locali, associazioni, sindacati e qualche privato. L'argomento, insomma, coinvolge una intera città perché le Vare, nel bene e nel male, rappresentano il passato e il futuro di questa città. Per aprire il museo, però, occorrono passaggi importanti. Il primo è costituito dalla firma di un preliminare fra Soprintendenza e i detentori con il quale questi ultimi si impegnano a trasferire i gruppi nella sede dell'ex Gil, ma vogliono mantenere la proprietà. La Soprintendenza oggi è guidata dall'archeologo Lorenzo Guzzardi chiamato a gestire una patata decisamente bollente. Il suo predecessore, Salvatore Gueli, aveva già gettato le basi per l'apertura del museo sostenendo sempre che il suo ufficio si sarebbe limitato alla gestione e alla tutela di questi capolavori di legno, gesso e cartapesta. La proprietà non avrebbe subito variazioni e che, in ogni caso, le Vare sarebbero rimasti beni cosiddetti processionali. La firma del protocollo, che dovrà in una successiva fase essere ratificata dall'assessorato regionale ai beni culturali, rappresenta l'unico e ultimo scoglio in quella che si è trasformata in una vera e propria telenovela.

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