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Tavole piene di frutta secca Consumi in aumento in Sicilia

Mandorle, nocciole, noci e pistacchi tra i prodotti tipici più amati per le feste. Sempre più ricercati come ingredienti per torroni, panettoni e biscotti

Nei torroni, nei panettoni, nei biscotti o semplicemente in tutta la loro naturalezza, da consumare a fine pasto prolungando il piacere di stare a tavola nell'allegro vociare di parenti ed amici nei giorni di festa. Mandorle, nocciole, noci e pistacchi non possono proprio mancare sulle ricche e festose tavole dei siciliani. Un croccante piacere per il palato, tra chiacchiere e passatempi dopo-pasto, sono uno tira l'altro. Che i consumi di frutta secca aumentino proprio in questo periodo lo conferma Rosalba Agosta, dell'azienda Adamo, una delle principali realtà di import-export siciliane. «In inverno - afferma Agosta - e specialmente nel periodo natalizio, il consumo della frutta secca cresce. Abbiamo maggiori richieste da parte dei semplici consumatori che la utilizzano per preparare i dolci tipici delle feste o dai pasticceri, o semplicemente per portarla a tavola a conclusione di pranzi e cenoni». Dello stesso parere anche Biagio Schilirò, presidente del Consorzio di tutela del pistacchio di Bronte. «Negli ultimi mesi abbiamo avuto ordinativi maggiori. Già a settembre - afferma Schilirò - in previsione delle festività, ci arrivano più richieste di pistacchio. Al momento, il prodotto sgusciato e certificato lo stiamo piazzando a 25-30 euro al chilo. Un buon prezzo; per noi l'unico problema è dato dalla concorrenza e soprattutto dalla presenza di prodotto non certificato ed estero nel mercato. Ma chi vuole la qualità, sa su cosa puntare».
E anche per un'altra eccellenza siciliana quale la mandorla può affermarsi la stessa cosa. «Abbiamo avuto una forte richiesta di prodotto - conferma Corrado Bellia, direttore del Consorzio di tutela della mandorla di Avola -. C'è stato pure un aumento del prezzo del 20% che ripaga dei sacrifici i produttori. Il prezzo pagato al produttore si sta aggirando su 1 euro e 80 al chilo, per la varietà Pizzuta venduta al guscio. E a proposito di prezzi, proprio qualche settimana fa è stato siglato il primo accordo collettivo fra produttori e commercianti per decidere il prezzo della mandorla. Solo lavorando di concerto si può fare di più per questo settore». Quello della frutta secca resta però purtroppo uno dei comparti sui quali c'è ancora molto da fare. «In Sicilia - riprende Rosalba Agosta - ci sono sicuramente delle eccellenze, ma la produzione e l'organizzazione commerciale è prettamente di nicchia e non riesce a soddisfare le richieste del mercato in quanto la produzione è insufficiente rispetto al consumo». Nonostante quindi la Sicilia sia una delle più importanti produttrici europee, ci sono pochi operatori che producono e commercializzano questi prodotti. Da qui il motivo del reperimento di frutta secca da altri paesi.
È per tale motivo che l'assessorato regionale alle Risorse produttive, lo scorso anno, ha redatto un piano regionale della frutta secca, che adesso è passato alla fase operativa, per sviluppare una coerente azione di rilancio, tutela e sviluppo del comparto. Ad ogni modo, emerge chiaro il segnale di risveglio e di nuova considerazione per la frutta secca, prodotto antico ma adatto all'alimentazione moderna. Una differente sensibilità anche dei singoli retailer, che si stanno sempre più impegnando a incentivarne lo sviluppo con assortimenti continuativi tutto l'anno, senza l'uscita dagli scaffali dopo le festività. «Abbiamo constatato che negli ultimi anni il consumo può dirsi costante, anche se aumenta nel periodo delle feste di fine anno - conclude Rosalba Agosta - in questo hanno contribuito i diversi studi che evidenziano come il consumo moderato di frutta secca sia salutare per il benessere della persona. Quello che occorre fare però è promuovere di più e migliorare la produzione isolana».

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