Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Cina, stop alla legge sul "figlio unico"

PECHINO. Il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo, massimo organo legislativo cinese, ha di fatto formalizzato oggi l'abolizione del sistema dei campi di lavoro (i laojiao) per i detenuti senza processo e l'allentamento della legge del figlio unico. Entrambe le novità erano state già decise a novembre dal comitato centrale del partito comunista cinese e rappresentano una novità di rilievo: anche se non mancano i chiaroscuri e i contorni non sono chiari, come rilevano con qualche scetticismo alcuni difensori dei diritti umani.  Il sistema della «rieducazione attraverso il lavoro» di maoista memoria viene abolito, come spiega l'agenzia Nuova Cina, con conseguente liberazione degli internati, ma i reati (contestati senza processo) restano validi. Secondo stime, in Cina ci sarebbero 260 campi di lavoro che ospitano 160.000 detenuti, anche se in molti pensano che le cifre siano maggiori. Nei campi possono essere rinchiusi fino a 4 anni (anche se in alcuni casi le detenzioni vengono poi prolungate) persone accusate di droga o reati legati alla prostituzione, ma anche dissidenti politici o religiosi fermati sotto vari pretesti e mai condannati da una corte. Molti osservatori ritengano che gli attuali laojiao, nati negli anni 50 del secolo scorso, diverranno in realtà qualcos'altro, come centri di riabilitazione per tossicodipendenti, cosa che maschererebbe di fatto un nuovo laojiao.     La legge sul figlio unico non viene invece abolita, ma allentata. Rispetto al testo attuale (già soggetto a deroghe), la riforma prevede il permesso del secondo bambino, limitatamente ai centri urbani, per le coppie nelle quali uno dei due coniugi sia figlio unico, mentre oggi tale 'privilegiò è riservato alle coppie composte da due figli unici. Secondo i dati ufficiali, dal 1980, quando la norma entrò in vigore, si è impedita la nascita di almeno 400 milioni di cinesi.

Caricamento commenti

Commenta la notizia