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La Corte dei conti: ecco le società partecipate con i bilanci in rosso

Per 14 enti in perdita il buco oscilla fra i 27,8 milioni del 2009 e i 23 del 2011. «Dai capitali nessun apporto di redditività»

PALERMO. Sviluppo Italia Sicilia non ha mai chiuso un bilancio in attivo, ha sempre e solo registrato perdine milionarie. Così come Lavoro Sicilia, Sicilia e Ricerca, CineSicilia, Mercati agroalimentari, Parco scientifico e tecnologico, Ciem e in generale la maggior parte delle partecipate della Regione. Società pubbliche che hanno perso praticamente tutto, esaurendo anche il capitale sociale e rendendo inutili le continue ricapitalizzazioni a copertura delle perdite decise dalla Regione per cui la Corte dei Conti ipotizza il danno erariale. È un altro capitolo dell’indagine che la sezione di Controllo, guidata da Maurizio Graffeo, ha illustrato prima di Natale. Per salvare Sicilia e Ricerca la Regione ha versato fra aumenti di capitale e ripiano delle perdite negli ultimi anni ben due milioni «senza che tale continuo apporto di capitali sia servito a rilanciare l’attività e la redditività della società». Anzi, Sicilia e Ricerca ha finito per erodere anche il proprio capitale iniziale del 73%: era di 929 mila euro nel 2006, quando fu fondata, e non vale adesso più di 248 mila euro. Fotografia di società che hanno fallito tutti gli obiettivi per cui sono state create e che, malgrado siano costate oltre un miliardo negli ultimi 4 anni, sono ancora bancomat senza freni nel bilancio regionale. Poichè la Regione detiene il 100% o la maggioranza delle quote, i magistrati contabili prevedono che le perdite delle società «avranno una refluenza nel bilancio regionale». E le cifre sono da capogiro. Solo per le 14 società in costante perdita il buco oscilla fra i 27,8 milioni del 2009 e i 23 del 2011 mentre non c’è alcun dato ufficiale per il 2012 e il 2013. A Sviluppo Italia Sicilia, che doveva essere il motore della crescita economica-imprenditoriale nell’Isola, in meno di 5 anni è stato del tutto bruciato il patrimonio iniziale di 5,7 milioni per via di «gestioni costantemente in perdita». E perfino le società in liquidazione continuano a essere rubinetti sempre aperti: il Ciem, che dovrebbe essere già chiuso, ha perso 854 mila euro nel 2009, un milione e 258 mila euro nel 2010, un milione nel 2011 e un milione e 113 mila euro nel 2012. Le perdite dell’Inforac oscillano fra i 958 mila euro di tre anni fa e i 289 mila dell’anno scorso. La Multiservizi, il più grosso contenitore di personale con i suoi 2 mila dipendenti circa, ha perso 3 milioni e mezzo nel 2009, poco di più l’anno dopo e 5,3 milioni nel 2011. Poi è stata assorbita nella Sas e per i giudici contabili lo stato di cronica perdita travolgerà anche la nuova società.
Il caso delle partecipate in liquidazione che continuano a far registrare perdite ripianate dalla Regione è quello su cui la Corte dei Conti si sofferma più a lungo. Per i magistrati la Regione non dovrebbe intervenire per queste società, così come per quelle ormai irrecuperabili: la Corte si chiede «se ricapitalizzazioni e ripiano di perdite siano tesi ad accollarsi i debiti oltre il limite di responsabilità patrimoniale». I dubbi riguardano le operazioni di ricapitalizzazione da un milione e 840 mila euro per le Terme di Sciacca e le successive iniezioni di denaro da un milione e 600 mila euro per coprire le perdite. Anche le Terme di Acireale hanno avuto 5 milioni e 125 mila euro come aumento di capitale malgrado siano in liquidazione dal 2010. Per i magistrati è «un’emorragia di risorse pubbliche investite dalla Regione senza una fondata prospettiva di redditività».

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