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Stipendi esentasse, rebus all’Ars

Tagliati i compensi, ma parte la corsa dei deputati per non perdere i contributi destinati ai portaborse

PALERMO. Da un lato la corsa dei deputati a regolarizzare i contratti dei portaborse per non perdere i contributi collegati, dall’altro le trattative per limitare al minimo all’interno delle nuove buste paga le voci tassabili e ammortizzare così le riduzioni di stipendio appena decise. Il day after dell’Ars è carico di tensione. La legge che riduce gli stipendi ai deputati (approvati tutti gli articoli, manca solo il voto finale) ha portato con sè anche un taglio dei contributi ai gruppi. Intatti solo quelli destinati al personale, anche se la norma dice che «sono garantiti i contratti di lavoro in corso alla data di entrata in vigore della legge». Ogni deputato continuerà a percepire i contributi che l’Ars assicura per il pagamento dei portaborse: oggi il tetto massimo è 3.180 euro, cioè poco più di 38 mila euro all’anno. Questi soldi, extra rispetto ai 4,2 milioni che l’Ars spenderà per gli 85 dipendenti già in servizio nei gruppi, verranno però canalizzati sui portaborse che ogni deputato ha assunto. «Ma per fare ciò è necessario che il contratto col portaborse sia regolare» commenta Marco Falcone ex Pdl di area Forza Italia.
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