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Sciopero Forconi: proteste ovunque, caos a Torino e Genova

ROMA. Guerriglia urbana a Torino in nome  del cosiddetto Movimento dei Forconi. Mentre nelle altre città  d'Italia i presidi e le manifestazioni si sono svolte in modo  relativamente pacifico, a Torino la protesta è degenerata in  violenza: scontri nella centralissima piazza Castello, davanti  alla sede della Regione Piemonte, momenti di tensione davanti al  Comune. Contro i palazzi della politica sono volati non solo gli  slogan «ladri, ladri», ma anche bombe-carta, sassi, bottiglie,  mentre le forze dell'ordine, in tenuta antisommossa e con  maschere antigas, sono state costrette a lanciare lacrimogeni  per disperdere la folla. Malmenato un fotografo, assaltate  postazioni Rai e Sky, tensione davanti alle sedi di Equitalia e  Inps. Ma, alla fine, anche applausi per gli agenti che si sono  tolti i caschi.    


Si è conclusa così a Torino la protesta organizzata in tutta  Italia dal Movimento 9 ottobre, che si è formalmente dissociato  dagli episodi di violenza. In mattinata i manifestanti avevano  bloccato le vie d'accesso alla città ed erano arrivati a  occupare i binari delle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa.  Poi si sono mossi verso piazza Castello e qui la protesta è  degenerata: ai manifestanti «regolari» si sono uniti gruppi di  ultras di tifosi (riconoscibili i simboli del gruppo bianconero  dei 'Drughì) e di estrema destra, ed è stata guerriglia per  oltre un'ora; cassonetti e auto danneggiate, fumogeni, mattoni e  bombe-carta contro la Regione, forze dell'ordine costrette a  indossare maschere antigas e a lanciare lacrimogeni.    


In più di un'occasione i commercianti che non avevano aderito  alla protesta, rifiutandosi di chiudere i loro esercizi, sono  stati costretti a farlo. Come per esempio lo storico caffè Caval  'D Brons della centrale Piazza San Carlo, uno dei locali più  simbolici di Torino. Manifestanti del Movimento sono entrati nel  locale, affollato di clienti, e hanno minacciato i presenti,  prendendo a calci le vetrine e costringendo il titolare ad  abbassare la serranda. Come avvenuto con altri negozi.    


«Il nostro è un movimento pacifico, siamo contrari a ogni  violenza e applaudiamo per quanto fa la polizia» si è sforzato  di ripetere da un altoparlante uno dei responsabili del  movimento. Ma ormai la scintilla era partita e piazza Castello  si era già trasformata in un campo di battaglia. Il bilancio a  fine giornata sarà di quattordici feriti tra le forze  dell'ordine, decine di vetrine danneggiate, un fotografo che  collabora con l'ANSA malmenato e derubato della sua macchina  fotografica e un manifestante fermato. La Procura aprirà un  fascicolo su quanto avvenuto oggi a Torino, con quattordici  feriti. «Sono preoccupato, perchè Torino e i torinesi non sono  stati rispettati - ha commentato il sindaco, Piero Fassino -.  Manifestare è legittimo, ma non si può sconvolgere la vita della  città e la normalità di chi la abita». Analogo il commento del  presidente del Piemonte, Roberto Cota: «È legittimo  manifestare, non lo sono gli atti di violenza».    Proteste a macchia d'olio anche in altre città d'Italia, da  Napoli a Genova (dove sono state bloccate la stazione di  Brignole e la soprelevata), ma senza degenerare negli scontri di  Torino.


«Quanto sta avvenendo su scala nazionale fa capire che  il Paese corre il rischio di scivolare lungo un crinale  pericoloso - ha commentato il Garante degli scioperi, Roberto  Alesse -. Per quanto di nostra competenza, il principio che sarà  applicato è quello della 'tolleranza zerò». «Ma i temi  sollevati sono sacrosanti» ha aggiunto il presidente del Veneto,  Luca Zaia, mentre per il governatore del Piemonte, Roberto Cota,  «è legittimo manifestare, non lo sono gli atti di violenza», e  l'assessore al Lavoro del Piemonte, Claudia Porchietto (Ncd), ha  tenuto a sottolineare questo principio: «esiste anche il diritto  a non scioperare».  

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