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Porto di Gela, bufera sui lavori di dragaggio: «Ci rivolgeremo alle forze dell’ordine»

Gli interventi, finanziati con i soldi della Regione, non sono stati ancora ultimati. L’ira dei proprietari delle barche

GELA. La tensione è sempre più elevata tra i diportisti: al porto rifugio, infatti, proseguono i disagi legati, soprattutto, ad un insabbiamento che sembra non riuscire a trovare soluzione. Negli ultimi giorni, nonostante i lavori di dragaggio già avviati, i fondali stanno costituendo un grave pericolo per i natanti e per i loro proprietari. Alcuni diportisti, da tempo presenti con le imbarcazioni all'interno della struttura, hanno anche minacciato di rivolgersi alle forze dell'ordine e ai militari della Capitaneria di porto. I lavori di dragaggio dell'avamporto e dell'imboccatura, finanziati dalla Regione e appaltati alla società veneta Somit, proseguiranno almeno fino al prossimo 30 novembre. Gli operatori incaricati avrebbero dovuto concludere le operazioni ad inizio mese ma diversi contrattempi legati alle condizioni meteomarine ne hanno fatto slittare il termine. In base al contratto stipulato, infatti, il dragaggio si concluderà solo quando verrà raggiunta quota trentacinquemila metri cubi di sedimento marino rimossi. «I problemi esistono e nessuno vuole nasconderli - dice il comandante della Capitaneria di porto Emiddio Greco - con l'avvio dei lavori di dragaggio, la situazione sta notevolmente migliorando. E' vero, soprattutto lungo i lati dello specchio di mare che circonda il porto rifugio ci sono notevoli banchi di sabbia. Ma attenzione, fino a qualche mese fa gli ostacoli erano ancora maggiori». Allo stato attuale, la zona centrale del porto consente anche ai mezzi della Capitaneria di entrare o uscire senza troppi problemi dall'area. «So benissimo che i diportisti si lamentano - continua Greco - ci vuole pazienza. Queste operazioni di dragaggio, almeno nel breve periodo, assicureranno una boccata d'ossigeno a tutti gli operatori del settore e agli stessi diportisti. Nessuno deve dimenticare che siamo davanti ad una struttura, quella del porto rifugio, che risente di difetti da legare esclusivamente all'originaria progettazione. Altrimenti, non ci sarebbero mai stati problemi d'insabbiamento». Lo scenario, comunque, appare tutt'altro che roseo soprattutto agli occhi dei diportisti, molti dei quali hanno già scelto di puntare su altri approdi. La soluzione del dragaggio sia dell'avamporto che dell'imboccatura, in ogni caso, non potrà garantire risultati definitivi. «Ovviamente - conclude il comandante Greco - tutto dipenderà dai flussi marini e, in ogni caso, avremo risolto gran parte dei problemi per almeno due anni. Per il resto, sarà necessario un intervento più complessivo sull'intera struttura».

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