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Una ricerca sui frutti tropicali «I migliori sono quelli siciliani»

Avviato uno studio dell’Università di Palermo: localizzate sulla costa aree molto vocate. «Gli antiossidanti presenti nella polpa e nella buccia del mango prevengono il cancro»

PALERMO. Frutti tropicali rigorosamente made in Sicily? Sì. A dimostrarlo ricerche accademiche e sperimentali sul nostro territorio, nonché l’aumento della richiesta dei mercati nazionali ed esteri: i consumatori richiedono sempre di più frutti tropicali prodotti in Sicilia.
«È la conseguenza dell’attività di ricerca condotta dagli anni ’80 ad oggi», spiega Francesca Barone, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Palermo, che da trent’anni si occupa di frutticoltura tropicale e subtropicale. Lo studio dell’acclimatazione prima e l’analisi delle caratteristiche qualitative dei frutti dopo, sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche condotte da Francesco Calabrese, titolare per anni della cattedra di Frutticoltura tropicale e sub tropicale, precursore dell’attenzione su questi frutti sull’Isola, e oggi da Francesca Barone e da Vittorio Farina.
La crisi delle colture tradizionali, l’evoluzione del profilo geografico dell’attuale società multietnica, ha imposto la nuovi modelli colturali e l’interesse del consumatore a gusti nuovi. Frutti come il mango, il lici o l’avocado, prima poco conosciuti sulle nostre tavole, sono oggi tra gli ingredienti principali di ricette gustose e prelibate anche dei siciliani, fino a poco tempo fa scettici di fronte a tali prodotti. «Le nostre ricerche si sono concentrate anche sul contenuto delle componenti nutraceutiche quali polifenoli, carotenoidi, vitamina C compresa la capacità antiossidante totale della polpa e della buccia dei frutti». L’introduzione di queste specie arboree da frutto in Sicilia non è nuova, ma solo negli ultimi anni si assiste, nelle aree vocate, ad un proliferare delle superfici investite. I frutti tropicali coltivati in Sicilia hanno colori, profumi e un gusto inconfondibile anche per i tradizionalisti. «Oggi possiamo dire che esiste in Sicilia la possibilità di coltivare il mango e il lici offrendo al consumatore un prodotto appena raccolto - spiega Vittorio Farina, docente di Frutticoltura Tropicale e Sub-tropicale e ricercatore presso il dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli studi di Palermo -. Si tratta, però, di alcune aree particolari, localizzate sulle fasce costiere dell’Isola, potenzialmente vocate ad ospitare fruttiferi tropicali e subtropicali».
Sono zone limitate di coltura ma che fanno intravedere interessanti prospettive di sviluppo. «L’interesse per i frutti tropicali è legata anche ai ben noti effetti salutistici e nutrizionali di cui sono ricchi e a quelli preventivi nei confronti di alcune patologie degenerative». Gli antiossidanti presenti nella polpa e nella buccia del mango, ad esempio, prevengono il cancro e l’arteriosclerosi, e la molecola mangiferina, svolge un’azione utile sui tessuti umani. In tal modo, il consumo del frutto fresco o dei succhi, nettari e puree può apportare benefici effetti sull’organismo umano.  

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