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Fa causa allo Stato per dividere in due la Sicilia, la Cassazione gli dà torto perché senza avvocato

ROMA. Ricorso su ricorso arrivano fino in Cassazione le velleità secessioniste di un uomo che si è  autoproclamato «reggente provvisorio» di un nuovo stato, nato dalla separazione in due della Sicilia. Tanto che gli ermellini hanno dovuto pronunciarsi in punta di diritto sulla causa intentata da un signore siciliano contro lo Stato per dividere l'isola in due. Giuseppe Mignemi, questo il nome dell'ardimentoso ricorrente, ha portato in tribunale un prefetto e un magistrato della Corte dei Conti per ottenere «la condanna dello Stato italiano alla spartizione della Sicilia in due zone», la Sicilia orientale, «indipendente e neutrale», e quella orientale, «autonoma a statuto incompleto da sessant'anni per ostruzionismo e complotto politico del governo unitario accentrato a Roma».  La Suprema Corte ha potuto togliersi dall'imbarazzo di pronunciarsi sulla divisione o di rinviare alla Consulta, come richiesto in subordine dal Mignemi, per il fatto che ai tre gradi di giudizio l'uomo si è presentato senza un difensore. Cosa impossibile secondo il codice di procedure penale. Nella sentenza pubblicata oggi, la 24517 della Sesta Sezione Civile, viene riassunto punto per punto il piano. Il ricorrente chiedeva che in via giudiziaria fosse riconosciuta la condanna dell'Italia a comunicare alle Nazioni Unite la sentenza, affinchè la comunità internazionale potesse inviare degli ispettori per accompagnare la transizione. Lui stesso si sarebbe riconosciuto reggente provvisorio della Sicilia orientale e dopo sei mesi avrebbe proclamato le elezioni. Il nuovo stato sarebbe stato fuori dalla moneta unica, e le tasse sarebbero confluite nelle casse del «Nuovo Stato Sovrano», in pace con il resto del paese. Chiede anche alla Cassazione di riconoscere l'ordine di sfratto alla base navale dei Sigonella, che sarebbe diventata un aeroporto civile. Il ricorso si conclude con la richiesta di citazione dell'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e dell'ex premier Silvio Berlusconi, nonchè del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Del caso si era occupato in prima istanza il giudice di pace che aveva dichiarato la carenza di legittimità di Mignani a muovere la causa. Mentre il Tribunale di Catania, pronunciatosi in Appello, ne aveva dichiarato l'impossibilità di costituirsi personalmente, senza un avvocato. Tesi su cui si basa anche la sentenza della Cassazione che offre una disamina precisa dei casi in cui è possibile presentarsi senza avvocati e le varie pronunce a suffragio. La presenza di un avvocato è necessaria, scrive la Suprema Corte, da un lato per la complessità delle norme e il tecnicismo nella redazione degli atti che richiedono la preparazione di un tecnico, dall'altro perchè la «collaborazione di un espero serve a filtrare il processo dalle emozioni e dalla passionalità dei diretti protagonisti delle lite e che potrebbero privarli delle necessaria lucidità».

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