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Manovra, Berlusconi ora ripensa alla crisi

Nel Pdl resta la spaccatura. Il Cavaliere convoca un vertice coi ministri, poi riceve Fitto

ROMA. Tornano a soffiare venti di guerra sul governo da parte del Pdl, dei suoi «falchi» e soprattutto da parte dello stesso Silvio Berlusconi. Da giorni, nonostante l’apparente tregua tra governativi e oltranzisti nel partito, il Cavaliere è descritto come sempre più insofferente nei confronti della maggioranza che appoggia l’esecutivo, e non ha certo migliorato le cose la scelta del Pd di schierarsi per il voto palese (la decisione si prenderà il 29 ottobre in giunta per il Regolamento del Senato) invece che segreto, quando l’Aula di palazzo Madama dovrà esprimersi in novembre sulla sua decadenza da senatore in base alla legge Severino. L’ultimo colpo è arrivato da quanto emerso sin ora sulla legge di Stabilità, che a Berlusconi, nonostante la difesa fatta da Angelino Alfano, non piace affatto, come dimostrano gli attacchi alla manovra portati da Daniele Capezzone e da Sandro Bondi, che ieri ha anche minacciato di non votarla. Insomma, si ipotizza nuovamente la possibilità di tornare alle urne già a marzo, e in ogni caso, si annuncia già un pressing fortissimo del Pdl sulla legge di Stabilità in chiave anti-tasse, mentre la situazione rischierà di precipitare se davvero, come peraltro sino ad ora certo, il Senato, con il contributo dei democratici, sancirà la decadenza di Berlusconi.
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