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Salvi i contributi d’oro ai gruppi dell’Ars

Un disegno di legge va in controtendenza rispetto alle direttive sui tagli tracciate dal governo nazionale. Mantenuti 1,8 milioni di euro per i partiti e il doppio per i dipendenti assunti per chiamata diretta

PALERMO. Secondo il decreto Monti i contributi ai gruppi parlamentari dell’Ars dovrebbero scendere da 2.268.000 a 700 mila euro annui. E i contratti al personale esterno dovrebbero essere ridotti nel numero e nell’importo. Invece il disegno di legge che i deputati hanno messo a punto mantiene un milione e 815 mila euro per i gruppi e aggiunge a questo budget circa 3.600.000 euro per i dipendenti assunti per chiamata diretta.
È quella che Riccardo Savona, presidente della commissione che ha scritto la norma, chiama «spending review alla siciliana. Perchè è vero che tagliamo meno di quanto prevede Monti per il resto d’Italia ma salviamo dipendenti che altrimenti i gruppi dovrebbero licenziare». Si apre così il caso dei fondi ai partiti. La commissione è stata travolta dalle polemiche perchè invece di recepire il decreto Monti (che riduce a 11.100 euro lordi gli stipendi dei deputati) ha optato per un generico e futuro taglio del 20% degli attuali 11.781 euro netti che ogni onorevole mensili. E, se pure la cifra finale è simile, la soluzione trovata sgancia l’Ars dai vincoli nazionali e consente futuri e più facili aumenti. Ma anche ai partiti in Sicilia andrà meglio che nelle altre regioni. Il decreto Monti prevede di finanziare i gruppi con un budget di 5 mila euro all’anno per ogni deputato più un bonus da 0,05 euro per ogni abitante: in Sicilia, con 90 deputati, i gruppi dovrebbero dividersi una torta da 700 mila euro mentre oggi ne incassano 2.268.000. E la torta si ridurrà ancora nella prossima legislatura quando i deputati scenderanno a 70. Ma la soluzione Savona (-20% rispetto al budget attuale) assicura un milione e 815 mila euro.
Il decreto Monti regolamenta anche i fondi per il personale dei gruppi indicando un tetto: stipendio pari alla categoria D6 del contratto Enti locali, che significa al massimo 55 mila euro lordi all’anno anche se per Savona si finirebbe a dare non più di 2.400 euro lordi. Ma il problema è che Monti considera come personale dei gruppi i cosiddetti portaborse, per cui all’Ars è già previsto un contributo pari a 3.180 euro mensili con cui ogni deputato paga anche le spese per l’attività politica.
Secondo Monti le spese per questo personale devono essere pagate direttamente dall’Ars, i gruppi così si sgraverebbero e potrebbero mantenersi con i 700 mila euro all’anno previsti.
Ma all’Ars, oltre ai portaborse, c’è una categoria di cui fanno parte 85 persone. Sono gli stabilizzati, personale assunto dai gruppi nelle varie legislature e pagato con fondi dell’Assemblea: costano oggi 4 milioni e mezzo e Monti non ne regola il pagamento perchè - spiega Savona - non esistono nel resto d’Italia. Sono un’altra specialità siciliana. Il disegno di legge proposto da Savona prevede di continuare a pagare questi 85 dipendenti riducendo il costo attuale da 4 milioni e mezzo a 3 milioni e 600 mila euro: «Perderanno alcune indennità, come quella per l’uso del computer (150 euro netti al mese) ma salveranno il posto e lo stipendio».
Il testo di Savona, approvato da tutti tranne Pd e grillini, salverebbe così portaborse (uno per deputato a carico dell’Ars) e stabilizzati. In più sgrava i gruppi di altri «costi di rappresentanza, spese organizzative e dotazioni tecnologiche»: tutto passa a carico dell’Ars.
Ma, segnalano dagli uffici della Presidenza, la proposta di Savona è fortemente a rischio di impugnativa da parte del Commissario dello Stato perchè andando molto oltre le previsioni di Monti viola una norma nazionale di riforma economica. Motivo per cui lo stesso Savona ieri ha ammesso che «è utile un approfondimento normativo su queste norme».
Anche perchè tutte le spese dei gruppi, per personale e gestione, vanno ora approvate dalla Corte dei Conti che esaminerà i bilanci. E una sentenza della magistratura contabile toscana ha stabilito qualche giorno fa che il capogruppo è «agente responsabile»: risponde del danno erariale per la spesa eccessiva a carico del gruppo.

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