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Madagascar, palermitano tra linciati Coprifuoco a Nosy Be

ROMA. Una calma spettrale regna a Nosy Be in Madagascar. Il giorno dopo il linciaggio di tre uomini, tra cui un italo-francese, accusati da una folla inferocita di essere dei trafficanti d'organi, il Paese cerca di tornare alla normalità e di lasciarsi alle spalle l'orrore, mentre le autorità locali hanno imposto il coprifuoco notturno.     La Farnesina ha reso noto che uno dei due europei uccisi barbaramente è Roberto Gianfalla, un italiano che ha anche la cittadinanza francese. Circostanza confermata anche dal Quai d'Orsay.    Il ministero degli Esteri italiano ha poi sconsigliato al momento viaggi nell'area - paradiso ecologico visitato ogni anno da centinaia di migliaia di turisti - dopo i gravi disordini nella notte tra il 2 ed il 3 ottobre, pur essendo la situazione dell'ordine pubblico in apparente via di normalizzazione. «A coloro che già si trovassero sul posto», il sito Viaggiare sicuri «raccomanda la dovuta prudenza nelle ore diurne e consiglia di evitare spostamenti nelle ore notturne».     Sulla spiaggia di Ambatoloaka sono ancora evidenti le tracce della terribile esecuzione di Gianfalla, del francese Sèbastien Judalet e di un malgascio di nome Zaidou.     I quotidiani locali, l'Express e il Madagascar Tribune, hanno scritto che Gianfalla aveva il visto scaduto. L'uomo era originario di Palermo, da dove era partito anni fa. Nel capoluogo siciliano, secondo alcuni conoscenti, non avrebbe però più alcun parente stretto. Il padre infatti è morto da tempo, mentre una sorella e un fratello vivono in Francia. Separato dalla moglie, Gianfalla ha due figli. «A Palermo viveva come un vagabondo, era infatti disoccupato», ha ricordato il gioiellerie Tullio Marceca. L'uomo abitava in una casa diroccata in un vicolo e secondo i vicini era «un ragazzo buono ma a volte perdeva il controllo».     L'orrore a Nosy Be si è scatenato mercoledì pomeriggio dopo la scomparsa di Mohamad, un bambino di otto anni. Un gruppo di isolani ha assaltato un commissariato dopo l'annuncio dell'arresto di una persona in relazione al caso. Poi nelle ore seguenti la rabbia della gente si è rivolta verso i «vazaha» (gli stranieri europei in lingua malgascia). Ma è nella mattinata di giovedì che si è consumato il tragico epilogo, dopo il ritrovamento del cadavere mutilato del bimbo, privato dei genitali, della lingua e di altri organi. Sotto tortura, Gianfalla e Judalet avrebbero confessato i loro crimini. Sono le 7 del mattino - scrive l'Express - e i due occidentali vengono bruciati - forse vivi - in spiaggia. In serata la stessa sorte è toccata a Zaidou, nativo dell'isola, accusato di essere complice dei due stranieri. Dopo essere stato linciato da una folla, l'uomo è stato condannato allo stesso supplizio.    E malgrado la calma apparente e il coprifuoco testimoni locali hanno riferito che un quarto uomo, proprietario di un albergo, sarebbe ricercato dalla popolazione, ansiosa di farsi ancora una volta giustizia da sè. Intanto un'indagine è stata aperta dalle autorità malgasce, mentre sei persone sarebbero state fermate in connessione con il linciaggio. Nessuna autopsia è stata fatta sul corpo del piccolo Mohamad, sepolto in tutta fretta secondo i costumi musulmani.

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