ROMA. «Continuità e stabilità politica»: con questa convinzione, di ora in ora più radicata, il capo dello Stato si accinge a governare una crisi che si annuncia difficilissima, ricca di insidie e colpi bassi. Lo scioglimento delle Camere rappresenta l' 'ultima ratiò per ogni presidente della Repubblica e Giorgio Napolitano non fa eccezione. Lo ha confermato anche oggi da Napoli, poche ore prima dell'incontro con il premier Enrico Letta nel quale è stata messa a punto la strategia anticrisi di Colle e palazzo Chigi. «La tradizione è che il presidente della Repubblica concede lo scioglimento delle Camere quando non c'è la possibilità di dare vita ad una maggioranza e ad un governo per il bene del Paese», ha spiegato con estrema chiarezza ai giornalisti. È un presidente molto «preoccupato» quello che oggi a Napoli ha voluto comunque occuparsi di cose concrete - come prendere di petto il drammatico tema delle cosiddette 'Terre dei fuochi interessate da rifiuti tossici e sversamenti di ogni tipo - quasi a confermare con le azioni quanto il Paese in questa fase abbia bisogno di risolvere i problemi e non di crearsene di nuovi. »È un chiaro segno di continuità, sottolineano i più stretti collaboratori del presidente spiegando che Napolitano da oggi in poi »valuterà tutte le opzioni« senza »nessuna posizione preconcetta«.
LETTA: "CHIEDERO' FIDUCIA ALLE CAMERE": "Chiederò la fiducia sia al Senato
che alla Camera. Se non c'è tiro le conclusioni. ministri del Pdl hanno posto delle valutazioni e sento che in parlamento c'è incertezza. Per questo vado in Parlamento a chiariere. Non voglio essere un re travicello". Lo ha detto il premier Enrico Letta.
Ma la rotta presidenziale è lineare e tracciata da tempo: dare e mantenere un governo al Paese. "Siamo in una fase un pò criptica...io cercherò di vedere se ci sono le possibilità per il prosieguo della legislatura«, ha fatto sapere spiegando che niente sarà trascurato e tutto il tempo necessario ad approfondimenti sarà preso. Infatti Napolitano ha tenuto a sottolineare che studierà bene tutti i precedenti di crisi analoghe o simili, 'a partire dalla crisi del secondo governo Prodi". Quando cioè il professore si intestardì - seppur con il nobile intento della chiarezza - ad andare a chiedere la fiducia ben sapendo che al Senato era rischiosissima.
Ma superato lo «sconcerto» per le dimissioni dei ministri Pdl il presidente ha già ripreso in mano il pallino del gioco. per prima cosa ha deciso di lasciare in piedi gli appuntamenti previsti in questo fine settimana a Napoli per dare un segnale di tranquillità e raffreddare le tensioni. Quindi ha ancora una volta confermato come la sua stella polare sia l'esecutivo di larghe intese, l'unico governo possibile - ha sottolineato - dai «numeri» usciti dalle scorse elezioni. E, in subordine, un governo che porti a conclusione i provvedimenti economici in cantiere, la legge di stabiltà e - almeno - la riforma del Porcellum.
E se ancora a qualcuno tutto ciò non fosse chiaro, Napolitano ribadisce in serata che lui lavora per tenere o dare un Governo al Paese: «è questa un'altra delle situazioni che richiederebbero stabilità e continuità nella direzione politica del Paese e nel funzionamento delle istituzioni parlamentari», ha scritto in un comunicato - mentre Letta entrava al Quirinale - riferendosi all'emergenza rifiuti a Napoli che sta assumendo un rilievo nazionale. L'Italia non è nelle condizioni di reggere ad una crisi al buio aggravata dalle incognite di una campagna elettorale che potrebbe essere devastante nei toni ed inutile nei risultati, come ha già ben dimostrato il famigerato Porcellum. Un sistema elettorale che nessuno sembra volere e nessuno modificare ma che, come se non bastasse, è sotto la lente della Consulta che potrebbe dichiararlo non costituzionale ai primi di dicembre.
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