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Dimissioni parlamentari: i possibili scenari

ROMA. Se i gruppi di Pdl, Lega e Gal dovessero mai trasmettere le lettere individuali di dimissioni, che stanno arrivando in queste ore dai singoli parlamentari, alle presidenze di Camera e Senato, la procedura da seguire, più che complessa, sarebbe lunga.    I presidenti delle Camere dovrebbero convocare la Conferenza dei capigruppo per fissare le sedute di Aula nelle quali poter votare ogni singola richiesta di dimissione. E questa dovrà avvenire a scrutinio segreto. Se si pensa che al Senato i parlamentari dimissionari si preventivano in 93 del Pdl, 10 di Gal e 16 della Lega, mentre a Montecitorio i pidiellini sono 97 e i leghisti 20, si capisce che le votazioni potrebbero durare settimane. Senza contare che, in teoria, potrebbero non essere gli unici avvenimenti da inserire nel calendario dei lavori. Per una delle ultime richieste di dimissioni presentate al Senato, quella della parlamentare del M5S Giovanna Mangili respinte peraltro il 3 aprile scorso, la seduta durò circa due ore. E se queste si moltiplicano per il numero dei senatori e dei deputati dimissionari, si capisce che la vicenda non si concluderebbe in tempi rapidi. Se le dimissioni venissero accolte nonostante il voto segreto, subentrerebbero i primi dei non eletti. E non è detto, si dice quasi con ironia nel Pdl, che questi non possano dimettersi a loro volta. Le lettere di rinuncia al mandato parlamentare dovrebbero venire consegnate ai presidenti delle Camere nel caso in cui al Senato si voti la decadenza dal mandato di parlamentare di Berlusconi. E questo potrebbe avvenire o il 4 ottobre quando, dopo la seduta pubblica, la Giunta per le Immunità si riunirà in Camera di Consiglio per formulare la proposta da presentare nell'Aula di Palazzo Madama. O verso metà ottobre quando l'Assemblea del Senato dovrà votare, quasi certamente a scrutinio segreto, la proposta della Giunta che dovrebbe essere per la decadenza visto che la relazione di Andrea Augello (Pdl) con la quale si chiedeva la convalida dell'elezione del Cavaliere è stata bocciata.    Il presidente del Consiglio Enrico Letta, comunque, si spiega in ambienti parlamentari, potrebbe presentarsi alle Camere molto prima per chiedere una conferma del voto di fiducia e, nel caso non la ottenesse da Pdl e Lega (che comunque a Montecitorio sono in minoranza), potrebbe andare al Colle sfiduciato, solo politicamente e non tecnicamente, per rimettere la questione nelle mani di Napolitano. E quest'ultimo, potrebbe anche aprire la strada ad un governo di scopo con eventuali «fuoriusciti» di Pdl e M5S che potrebbero modificare il Porcellum per poi tornare a votare a marzo.

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