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Crocetta a Pd: «Programma concordato con il popolo, il loro un problema di poltrone»

CATANIA. «Per me si continua il programma che è stato concordato con il popolo siciliano. Io non mi faccio condizionare da alcuno e non sarò il pupo di alcuno. Se c'è qualcuno che mi può domare è il popolo siciliano». Lo ha affermato il governatore Rosario Crocetta sulla proposta del segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, alla direzione del partito di uscire dal governo regionale e invitato gli assessori che in questo momento rappresentano il democratici a dimettersi. Crocetta ha parlato entrando nell'ospedale Cannizzaro di Catania dove sono ricoverati due agenti della sua scorta rimasti gravemente feriti in un incidente stradale mentre erano in servizio.
«Sono esterrefatto. In uno dei momenti più dolorosi della mia vita, con due agenti di scorta in rianimazione, mi trovo davanti al muro di gomma di un pezzo dei dirigenti del Pd. Mi tolgono sostegno? Si assumano responsabilità storica, io vado avanti, ho il mandato del popolo siciliano e della base del partito».
 «Il problema con quel pezzo del Pd che ha fatto votare una cinquantina di persone per togliermi il sostegno è legato solo alle poltrone. Tutto è nato per una questione di poltrone, se qualcuno dice che non è così vuol dire che sono il primo a non averci capito nulla. Purtroppo però è così, perché  ho offerto la massima disponibilità a dialogare, mi hanno risposto con degli aut aut, facendo i nomi degli assessori da sostituire, tra cui quello di Luca Bianchi». Lo dice il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commentando la decisione della direzione regionale del Pd che questa sera ha votato l'uscita dal governo e dalla maggioranza.     Qualche spiraglio Crocetta, comunque, lo tiene aperto. «I margini per il dialogo ci sono sempre quando si parla di politica - afferma - ma se si continua a discutere di rimpastini i margini allora non ci sono».    Non sarà però lui a fare il primo passo. «Io chiamare? No, chi lo pensa allora non mi conosce - aggiunge - Non posso entrare in questi giochi di potere, la verità è che tra me e loro c'è un problema di linguaggio, di comunicazione».

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