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Larghe intese, larghe spese

Il vice ministro dell’Economia Antonio Catricalà propone il ritorno ai tagli lineari per rimettere in linea i conti. Fabrizio Saccomanni, titolare dell’ufficio, invece, sta pensando ad un’operazione di segno diverso. Pensa, sostanzialmente, ad un nuovo aumento delle tasse sotto forma di rimodulazione delle aliquote Iva, aumentando gli scaglioni inferiori al 21%. Che cosa dobbiamo pensare? Per essere generosi diremo che al governo c’è un po’ di confusione.
La nave danza sulle onde ma il timoniere ha perso la rotta e l'equipaggio è in sala da ballo. In questi giorni c'è molto orgoglio nazionale per il ripescaggio della Costa Concordia. È forte il dubbio che la politica economica del governo sia ferma ai minuti che precedettero il naufragio. Con Monti, Catricalà era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Se resuscita il programma dei tagli lineari, che tante critiche era costato a Giulio Tremonti, è il segno della disperazione.
È la conferma che, contrariamente ai proclami del presidente Letta o di esponenti di primo piano della maggioranza come Renato Brunetta, non c'è nessuna intenzione di mettere le mani sulla spesa pubblica. Anche il piano delle privatizzazioni, sbandierato in estate, è diventato, nel decreto varato venerdì, un capitolo di buone intenzioni.
D'altronde dovrebbe essere ormai chiaro: la maggioranza sta insieme fino a quando c'è da spendere. Appena si parla di tagli o, comunque, di riduzione del perimetro di intervento della spesa pubblica, esplodono i contrasti. Meglio lasciar perdere...
Eppure è ormai un fatto conclamato che abbiamo sforato il limite del 3%. Siamo al 3,1% e all'appello mancano altri 12 miliardi. Servono a pagare il taglio dell'Imu e il punto in meno di Iva. Ma anche la cassa integrazione straordinaria e le missioni all'estero. Senza interventi urgenti, saremo al 4% prima di dicembre. L'Unione Europea ha fatto sapere che non ci saranno sconti. L'Italia rischia di tornare dietro la lavagna di Bruxelles in punizione. I partiti della maggioranza non trovano nessun accordo sui tagli. Solo sulle nuove uscite. Larghe intese e larghe spese.
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