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Crocetta: la mafia ci vuole fare saltare

PALERMO. ''Io mi sono candidato a presidente per fare la rivoluzione, mi rendo conto che il potere reale non sta nel governo ufficiale della cosa pubblica, ma in tanti altri poteri, compreso quello mafioso che non scherza affatto e che ci vuole fare saltare e, pertanto, non intendo assolutamente abdicare al mio ruolo, sono presidente e lo voglio fare con tutte le prerogative che la legge garantisce, le mediazioni infinite non mi interessano, voglio essere leale con gli alleati e fedele al mio partito''. Lo scrive nel suo 'pizzino' su Facebook il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. ''Ma il mio partito non mi può lasciare solo, deve aprire un tavolo di confronto, e io sono qui, pronto a discutere, a chiarire, a guardare insieme i rischi dell'isolamento dell'azione di governo, che è difficile e rischiosa - aggiunge - C'è ancora qualche dirigente di buon senso nel Partito democratico siciliano? Se ancora c'è, io sono qui''.
Scrive Crocetta: ''In molti pensano che il governo e il potere delle istituzioni coincidano. Dovrebbero coincidere! Quando in una società non esistano poteri paralleli che gestiscono, dall'interno e dall'esterno delle istituzioni, un potere reale, insidioso, spesso legato la malaffare e agli affari, da realizzare con metodi leciti e illeciti''. E continua: ''In tali contesti il governo diventa apparenza, forma, gli amministratori diventano pupi, dietro i quali fare passare poi interessi reali, gli arricchimenti facili, lo spreco e l'accaparramento di risorse pubbliche''.
Il governatore cita alcuni degli scandali denunciati dal suo governo. ''Il mancato versamento di 40 milioni di euro di Novamusa alla Regione, passava attraverso decisioni formali o attraverso metodi di fatto golpisti degli intrecci degli interessi tra privati o altri?''. E ancora: ''Il 'metodo Giacchetto' della spartizione di risorse, è passato attraverso atti formali o attraverso una lenta quanto corrosiva azione quotidiana di prebende, spartite tra coloro che contano''. Capitolo formazione: ''Il sistema che si è vantato di una situazione apparentemente innovatrice, con i famosi costi standard, oppure è passato attraverso interessi di singoli politici, singoli imprenditori, ed altri?''.
''E potremmo continuare all'infinito - sostiene - nel gioco ipocrita dei minuetti del Palazzo, dove non vengono mai chiari gli intenti, la visibilità, l'appartenenza, la corrente, che non è quella elettrica che è meno pericolosa, ma quella invece armata che sta all'interno di ogni partito, gli intrecci amichevoli, interessi comuni''.

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