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Scure del governo sugli sportelli lavoro

Piano della giunta per tamponare l’emergenza. Ma le risorse serviranno solo per altri sei mesi. A settembre scadono i progetti di 1.800 formatori. La Cisl: gli enti hanno avviato i licenziamenti collettivi

PALERMO. Scure del governo regionale sugli sportelli multifunzionali, enti nei quali lavorano 1.800 formatori che si occupano di orientamento e consulenza ad aspiranti lavoratori e alle imprese. I progetti che da tre anni coprono i loro stipendi grazie a degli avvisi finanziati con fondi europei, con un costo di oltre sei milioni di euro al mese, scadranno il 30 settembre. Da quella data addio agli sportelli. E siccome questi lavoratori sono dipendenti degli enti di formazione, in vista del loro «ritorno» le strutture hanno già avviato le procedure di licenziamento collettivo: «Abbiamo ricevuto già una decina di comunicazioni — dice Giovanni Migliore della Cisl - dallo Ial all’Isme di Trapani fino all’Ecap di Palermo, sono centinaia i lavoratori interessati. Anche perché gli enti possono ricorrere alla cassa integrazione solo se la crisi è temporanea, ma ad oggi all’orizzonte non c’è alcuna soluzione».
Il governo sta comunque provando a tamponare l’emergenza in attesa di una soluzione a lungo termine. La giunta ha individuato alcune risorse immediatamente disponibili, che però consentiranno al massimo di impiegare per sei mesi i lavoratori, mentre è in corso a Roma un braccio di ferro tra governo nazionale e le regioni sulla riforma dei centri per l’impiego: «Chiederemo di non accentrare le deleghe - spiega l’assessore al Lavoro, Ester Bonafede - altrimenti si creerà un serio problema sull’utilizzo dei 3.200 dipendenti di questo ramo dell’amministrazione». Un’anomalia tutta siciliana, secondo la Corte dei Conti, il fatto che a questa vasta platea dei centri per l’impiego si sovrappongano altri 1.800 operatori, «senza per altro alcuna valutazione o indicatori che misurassero il risultato raggiunto, per cui non possiamo giudicare il lavoro svolto» dicono dal dipartimento del Lavoro.
Quella degli sportelli multifunzionali è la storia della politiche del lavoro in salsa siciliana. Nati inizialmente in via sperimentale a carico della Regione, con enti prescelti senza selezione pubblica, poi passati attraverso una procedura a evidenza pubblica quando furono utilizzati i fondi comunitari. Gli ultimi avvisi risalgono al 2010 ed erano triennali: i contratti scadranno il 30 settembre.
A quel punto i lavoratori torneranno in capo agli enti di appartenenza e lo stesso assessore Bonafede ammette che «con le difficoltà che stanno vivendo potrebbero scattare le procedure di mobilità». Ma al momento il governo avrebbe le mani legate. Il primo nodo da sciogliere è quello della riforma nazionale che potrebbe decidere di accentrare nuovamente la materia del collocamento che invece nel 1997 fu delegata alla Regione. Solo allora l’amministrazione deciderà il da farsi, per procedere ad esempio a un bando pubblico per accreditare gli enti presso la Regione. «Ci sono figure professionali molto preparate tra gli operatori», spiega la dirigente generale del Lavoro, Anna Rosa Corsello, ma tutto dipenderà da cosa deciderà Roma.
Resta poi il nodo dell’emergenza. All’interno dei due bandi che hanno finanziato i 1.800 lavoratori, sono state realizzate delle economie che oscillerebbero tra i 20 e i 30 milioni, «ma dei ritardi nelle rendicontazioni da parte degli enti - spiega la Bonafede - ne rendono disponibili subito poco meno di due milioni». Per cui la restante parte sarà utilizzabile solo dal prossimo esercizio finanziario e previa via libera dell’assessorato regionale alla Formazione. Per tamponare l’emergenza è stata discussa in giunta anche la possibilità di utilizzare le somme del Piano giovani messo a punto assieme al governo nazionale, «ma per gli interventi per l’impiego - afferma la Corsello - sono a disposizione tre milioni». Altra ipotesi, spiega l’assessore Bonafede, è quella di utilizzare le somme del piano di azione, il Pac, «che grazie a 36 milioni - spiega la Bonafede - potrebbero riqualificare il personale per inserirlo in progetti di alta formazione e politiche del lavoro nel Ciapi di Priolo. Parlerò di questo tema in giunta - dice l’assessore - e proporrò di assumere una decisione in merito all’utilizzo di una parte delle risorse delle politiche attive del lavoro. Purtroppo ci troviamo a dover affrontare un’emergenza che abbiamo ereditato, il sistema è stato compromesso e nessuno può permettersi di dare le soluzioni per scontate».

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