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Ospedali, in Sicilia poche luci e tante ombre

Indagine del ministero e dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari. Record negativo per gli interventi al femore al Borsellino di Marsala

PALERMO. Anno nero per la sanità siciliana quello del 2011, con molti dei suoi ospedali in fondo alle classifiche della mortalità dopo gli interventi chirurgici, e un solo record nazionale: quello di Villa Maria Eleonora di Palermo che risulta il primo fra i dieci migliori ospedali italiani con una bassissima mortalità a trenta giorni dall'intervento di bypass all'aorta. La media nazionale per questo tipo di operazione è di 2,45 e Villa Maria Eleonora batte tutti in Italia con lo 0,50. E fra i migliori risultati, il quinto posto del Garibaldi Nesina di Catania per mortalità a 30 giorni dopo un infarto al miocardio. Ma subito dopo, nella stessa categoria, ecco il Papardo di Messina che si piazza molto in basso, al nono posto fra i dieci peggiori d'Italia, mentre al quinto posto tra i peggiori si inserisce l'ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Lo studio sullo stato di salute degli ospedali italiani è stato realizzato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, l'Agenas, in collaborazione con il ministero della Salute.

È una analisi che ha incrociato i dati del sistema informativo ospedaliero, il grande archivio in cui confluiscono le informazioni su tutti i ricoveri registrati in Italia, e quelli dell’Anagrafe tributaria. Il risultato è un elenco dettagliato dei pregi e dei difetti del sistema ospedaliero, e ci sono tutti, i dieci migliori in Italia e i dieci peggiori ospedali in riferimento a cinque indicatori sui 45 presi in esame dall'Agenas.

Ma ecco il quadro di merito degli ospedali siciliani contro la mortalità a trenta giorni dall'evento chirurgico o genericamente patologico. In seguito a infarto del miocardio, l'ospedale Garibaldi di Catania è al quinto posto con la media di mortalità di 4,02 (la media nazionale è 2,17). Nella stessa categoria, fra i dieci peggiori ospedali d'Italia, all'ottavo posto l'Umberto I di Siracusa (19,47), al quinto posto il Piemonte di Messina (19,85) e ultimo in Italia l'ospedale di Tivoli con una media di mortalità 24,61 (la media nazionale è 10,28).

Non c’è nessun ospedale siciliano nella lista dei migliori in Italia per la morte a 30 giorni dopo un ictus. Mentre un primato negativo è quello dell'ospedale Trigona di Noto, che si colloca al nono posto fra i peggiori per morte dopo un ictus (con la media di 27, e ancora peggio al decimo posto l'ospedale Chiello di Piazza Armerina (27,10). Ancora un dato suo tempi di attesa prima dell'intervento chirurgico dopo una frattura a femore: nessuno ospedale siciliano è fra i primi dieci, fra i migliori, e non supera la media di attesa nazionale per questo tipo di patologia che è di cinque giorni prima di riuscire a entrare in sala operatoria. Ma fra i dieci peggiori c’è l’ospedale Borsellino di Marsala dove in media si attendono dodici giorni, come dire il massimo a livello nazionale.

Oltre all’infarto miocardico acuto e all’ictus, si è presa in considerazione la mortalità a un mese dal ricovero dopo l’innesto di un bypass aortocoronarico, e l'esito a breve termine (30 giorni, appunto) è un importante indice di qualità. L’ospedale migliore è in Abruzzo, al «Mazzini» di Teramo, che condivide il primato (lo 0,5 per cento di decessi contro una media nazionale del 2,45) con la palermitana casa di cura «Villa Maria Eleonora».
Oltre all’infarto miocardico acuto e all’ictus, si è presa in considerazione la mortalità a un mese dal ricovero dopo l’innesto di un bypass aortocoronarico. Con questa operazione si sostituisce un tratto di arteria coronaria ostruita con un segmento alternativo di vena o arteria. L’esito a breve termine (30 giorni, appunto) dell’intervento è un importante indice di qualità. Per trovare l’ospedale migliore, anche qui bisogna restare nell’Italia centro-adriatica. Non più le Marche, come per ictus e infarti, ma l’Abruzzo, con il «Mazzini» di Teramo, che condivide il primato (lo 0,5 per cento di decessi contro una media nazionale del 2,45) con la palermitana casa di cura «Villa Maria Eleonora», come detto. I peggiori risultati sono quelli dell’azienda ospedaliera «Sant’Anna e San Sebastiano» di Caserta, con il 16,1 per cento di decessi.

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