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Terrorismo, gli Usa riaprono 18 ambasciate su 19

NEW YORK. Gli Stati Uniti riaprono 18 delle 19 fra ambasciate e consolati chiusi in seguito alla minaccia terroristica: «domenica o lunedì - afferma il Dipartimento di Stato - riapriranno i battenti, unica eccezione l'ambasciata di Sanaa, nello Yemen, che resterà chiusa». Nessuna spiegazione sulla decisione di riaprire e riprendere un'attività regolare.
Il consolato di Lahore, in Pakistan, parzialmente evacuato per una minaccia diversa da quella di Al Qaeda, resterà chiuso. L'annuncio del Dipartimento di Stato arriva dopo la conferenza stampa del presidente americano Barack Obama che, difendendo le misure anti terrorismo prese dagli Stati Uniti, ribadisce: «il nucleo centrale di Al Qaeda, quello che ha compiuto gli attacchi dell'11 settembre, è stato decimato ed è debole. Ma - avverte Obama - le organizzazioni regionali, come Al Qaeda nella penisola araba, sono una minaccia».  
La riapertura delle ambasciate americane segue una giornata ad alta tensione per l'allerta attentati. In Francia la Torre Eiffel è stata evacuata e messa in sicurezza in tutta fretta. Il monumento simbolo è rimasto chiuso per quasi due ore, il tempo necessario alla polizia e agli artificieri per ispezionarlo e dichiarare che non c'era nessuna bomba o altro oggetto sulla Torre. Si è trattato di un falso allarme.
Sicurezza ai massimi livelli anche in India: «Delhi è stata posta in stato di massima allerta e la sicurezza rafforzata nei mercati, nelle piazze affollate, vicino ai grattacieli e agli edifici governativi» riferisce l'intelligence. In Italia la Questura di Roma ha attivato una serie di controlli straordinari nella capitale davanti ad ambasciate e luoghi sensibili: i controlli sono concentrati davanti alle sedi diplomatiche di Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna e altre nazioni. In Germania i servizi di sicurezza sono allerta per il rischio di attacchi da parte di islamici ceceni.   
A far scattare l'allerta a tutto campo negli ultimi giorni - secondo quanto riportato dal Wall Street Journal - è stato il braccio di Al Qaeda nella penisola araba, Nasser al-Whaychi e non, come inizialmente si riteneva, il capo della rete estremista Ayman al-Zawahiri, che si sarebbe limitato ad approvare l'operazione. Un  dettaglio di particolare rilievo che mostra l'ascesa di Al Qaeda nella penisola araba.

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