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Tagli agli stipendi dei deputati, all'Ars la norma slitta ancora

PALERMO. Slitta la norma che dovrebbe ridurre i compensi dei deputati regionali. La commissione speciale istituita all'Ars per l'applicazione in Sicilia del decreto Monti è stata prorogata fino al 15 ottobre. Data entro la quale dovrà redigere il testo di un disegno di legge che detti le linee guida per la revisione della spesa pubblica. Le norme entrerebbero in vigore dal primo gennaio 2014.
La commissione, per la quale non sono previsti benefit accessori, ha avviato i lavori circa due mesi fa e li avrebbe dovuti ultimare entro il 18 agosto. Così non è stato. Il provvedimento dell'ex premier impone di tagliare i compensi (mediamente) dagli attuali 11.700 euro a circa 9 mila netti ma comprensivi di tutte le indennità aggiuntive che oggi vengono assegnate ai vari parlamentari. Ieri i deputati non sono riusciti a trovare una linea unitaria. Da una parte c'è chi chiede di non copiare il testo nazionale ma di scrivere una norma siciliana, applicando il principio dell'autonomia statutaria. Una posizione apprezzata in particolare dai deputati del Pd. «Bisogna necessariamente fare una legge per evitare di rinunciare alle nostre prerogative statutarie. Dal punto di vista degli effetti finanziari ci si deve allineare al resto del Paese - spiega il capogruppo dei democratici, Baldo Gucciardi -. Ma i tagli ai costi della politica non devono essere trasformati in tagli ai costi della democrazia». Cracolici chiarisce che comunque gli effetti della norma entreranno in vigore dal primo gennaio 2014. Riccardo Savona (Drs) ha suggerito di scrivere una norma siciliana che consenta di «ridurre del 20/25% gli attuali stipendi». Ma non tutti la pensano così: «I tecnici dell'Ars - ribatte Francesco Cappello del Movimento 5 Stelle - ci hanno spiegato che così i tetti di stipendio previsti dalla legge nazionale potrebbero non essere rispettati». Polemiche del deputato del Pdl, Marco Falcone, che giudica la proroga un «grave errore. Sarebbe stato opportuno dare un segnale di cambiamento». E per il deputato del Pd, Bruno Marziano, «è paradossale che chi ha rispettato la legge sin dall'inizo contrattualizzando i propri collaboratori, ora debba cambiare in corso d'opera col rischio di licenziare. Bisogna rivedere qualcosa, stabilendo una cifra ed evitando di penalizzare ad esempio chi certifica spese di funzionamento».

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