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Mafia, ok dei pm alla revoca del 41 bis a Provenzano

PALERMO. L'ok delle tre Procure competenti  è arrivato a cinque mesi dall'istanza dell'avvocato. Per i pm di  Palermo, Caltanissetta e Firenze, revocare il carcere duro a  Bernardo Provenzano, il pluriergastolano capo di Cosa nostra, è  possibile. Le sue condizioni di salute - i periti descrivono un  uomo dalle capacità psichiche praticamente nulle - gli  renderebbe impossibile comunicare con l'esterno e mantenere  rapporti con gli uomini d'onore liberi, che è poi ciò per cui il  41 bis è stato istituito. Lo stato del padrino di Corleone,  insomma, vanificherebbe la ratio del regime carcerario  differenziato.      Considerazioni quelle dei magistrati - interpellati perchè  furono loro a proporre l'applicazione del 41 bis per il  capomafia - che cozzano con le opinioni della Dna. Per la  Procura Nazionale Antimafia, che si è espressa negativamente  sulla questione, le condizioni di Provenzano, descritte dai  medici, non sarebbero infatti così gravi. E, riconosciuto che  Provenzano è il capo di Cosa nostra, si deve evitare che abbia  contatti indebiti con l'esterno: quindi finchè è detenuto, per  la Dna, deve restare al carcere duro. Inoltre, un'eventuale  revoca del regime differenziato non comporterebbe alcuna  modifica dell'assistenza sanitaria fornita al capomafia  dall'amministrazione penitenziaria. Il fascicolo è ora al Dipartimento dell'Amministrazione  Penitenziaria che dovrà esprimersi e inviare tutto al ministro  della Giustizia. L'applicazione del 41 bis, infatti, è atto di  competenza esclusiva del Guardasigilli.   


«Siamo indignati, scandalizzati e pronti ad andare in via dei  Georgofili sotto il solleone a chiedere attenzione per i nostri  figli ammazzati e resi invalidi», commenta, in una nota, la  presidente dell'Associazione dei Georgofili Giovanna Maggiani  Chelli. «Provenzano - spiega - è in ospedale, è curato per  tutte le sue patologie. Perchè revocargli il 41 bis? Si revoca  quella questione di principio che mai avrebbe dovuto venire meno  davanti ai morti ammazzati dalla mafia e che da troppo tempo era  nell'aria».  


Chiaramente opposta l'opinione del legale del boss, l'avvocato  Rosalba Di Gregorio: la penalista, che ha sollecitato il parere  delle Procure, ha anche presentato al tribunale di Bologna  un'istanza di sospensione dell'esecuzione della pena che è stata  rigettata dai giudici.  «Quello dei pm è un parere adottato in base alla legge e  tranne se si decide di modificare il codice, non credo si  possano fare obiezioni», commenta. «D'altro canto - aggiunge -  nel nostro Paese un doppio canale detentivo non è  costituzionale. Il 41 bis va applicato ai soggetti socialmente  pericolosi. Provenzano è in stato semi-vegetativo e non credo  possa ritenersi tale».   


Le perizie, per il difensore, parlano chiaro. Valutazioni  condivise anche dal gip che processa il boss per la trattativa  Stato-mafia e che, proprio sulla base del responso dei medici,  ha sospeso il procedimento ritenendo il capomafia incapace di  partecipare coscientemente alle udienze.    Intanto l'ultimo bollettino dell'ospedale - il boss è  ricoverato da giugno nel reparto detenuti a Parma per  un'infezione - parla di un paziente «vigile solo se  stimolato». «Il suo eloquio - scrivono i medici - non è  comprensibile, quando è presente». Provenzano, inoltre, è  «ipocinetico e ha presentato alterazioni dello stato di  coscienza con parametri vitali ai limiti».   


PARERE NEGATIVO DELLA DNA - La Direzione Nazionale Antimafia  ha dato parere negativo alla revoca del 41 bis al capomafia  Bernardo Provenzano. In segno opposto si sono espresse la  Procure di Caltanissetta, Firenze e Palermo.     Per la Procura Nazionale Antimafia, le condizioni del boss,  descritte dai medici, non sarebbero infatti così gravi. E,  riconosciuto che Provenzano è il capo di Cosa nostra, si deve  evitare che abbia contatti indebiti con l'esterno: quindi finchè  è detenuto, per la Dna, deve restare al carcere duro. Inoltre,  un'eventuale revoca del regime differenziato non comporterebbe  alcuna modifica dell'assistenza sanitaria fornita al capomafia  dall'amministrazione penitenziaria.     Il fascicolo è ora al Dipartimento dell'Amministrazione  Penitenziaria che dovrà esprimersi e inviare tutto al ministro  della Giustizia. L'applicazione del 41 bis, infatti, è atto di  competenza esclusiva del Guardasigilli.    A sollecitare i pareri dei magistrati è stato il legale del  capomafia, l'avvocato Rosalba Di Gregorio.

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