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Crocetta attacca il Pd: presto altri indagati

Alta tensione tra il presidente e i dem. Oggi la resa dei conti: i vertici romani si pronunceranno sul Megafono

PALERMO. Tonino Russo scopre un documento con cui Rosario Crocetta avvia il tesseramento per il suo Megafono chiedendo anche fondi agli iscritti. Il presidente rilancia la sfida al suo partito annunciando la convinzione che «altri esponenti di primo piano saranno coinvolti in inchieste». Si arriva così al giorno decisivo per il rapporto fra il Pd e la sua punta istituzionale.
Oggi si riunisce la commissione di garanzia nazionale, guidata da Luigi Berlinguer: sette membri fra cui un solo siciliano, Giovanni Bruno (amico personale di Ignazio Marino). Sul tavolo la legittimità del movimento creato da Crocetta. Il Megafono, sviluppo della lista civica nata durante la corsa alla Regione, è poi diventato autonomo alle Politiche (eleggendo il senatore Lumia) e adesso vorrebbe fare un salto di qualità diventando un partito alleato del Pd, grazie allo strumento della federazione.
Ma nel Pd siciliano la maggior parte delle correnti si schiera contro questa manovra. Tutti citano una norma dello statuto nazionale che prevede l’incompatibilità del doppio tesseramento: chi sceglie di iscriversi al Megafono, dovrebbe essere espulso dal Pd. In più l’ex deputato Tonino Russo ha pubblicato su Facebook un documento inviato dai vertici del Megafono con cui viene avviato il tesseramento e il versamento di una somma su un conto corrente già individuato per dar vita ai coordinamenti locali. Per Russo «è la prova che Crocetta lavora alla creazione di un partito concorrente del Pd. E questo non è possibile». Per Crocetta «quello diffuso da Russo è un documento vecchio, che riguardava il finanziamento della campagna elettorale per le Politiche». Il presidente dice di provare «grande sofferenza per il processo critico nazionale al quale verrò sottoposto». Ma sulla commissione di garanzia aleggia lo spettro di un rinvio «diplomatico», possibile sfruttando un equivoco: il comitato ha chiesto da 10 giorni al segretario Giuseppe Lupo una relazione che non è ancora arrivata.
L’ostilità verso il Megafono sta ridisegnando la geografia delle correnti del Pd. L’area Cracolici (RifayPd) ha trovato sponda in quella di Mirello Crisafulli e Angelo Capodicasa: il loro timore è che Crocetta lavori all’aggregazione di aree interne al Pd (gli ex margheritini) ed esterne (da Ingroia agli ex Idv passando per pezzi del vecchio centrodestra) per lanciare poi un’opa sul congresso. E in quest’ottica la manovra di Crocetta provoca l’ostilità anche dei renziani, rappresentata in Sicilia da Davide Faraone e Fabrizio Ferrandelli. In crisi l’area Innovazioni di Francantonio Genovese e Nino Papania, è la corrente di Lupo che prova a fare da pontiere. Una manovra che potrebbe anche rilanciare la figura del segretario in vista dell’imminente congresso malgrado anche per quel ruolo Crocetta abbia la sua alternativa in Nelli Scilabra.
Il presidente ha chiesto ieri un congresso «non drogato dai signori delle tessere che gestiscono i risultati». E poi da Vittoria, dove ha portato l’intera giunta, ha lanciato l’affondo che ha fatto infuriare il Pd: «Se fossi stato segretario regionale, avrei già allontanato definitivamente dal partito sia Genovese che Rinaldi (indagati nell’inchiesta sulla formazione, ndr), invece nessuno lo fa. Comunque vedrete che nel Pd altri esponenti di primo piano, ben presto, saranno toccati e coinvolti in inchieste relative alla questione morale». Da Agrigento, dove ha riunito l’area RifayPd, è arrivata la replica di Cracolici: «Il clima di contrapposizione frontale creato dalle dichiarazioni di Crocetta è un grave errore che rischia di disorientare i tanti elettori. Rappresentare il Pd come una ”associazione a delinquere” è inaccettabile».


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