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Sanità, mancato rinnovo del contratto: domani sciopero di medici e veterinari

La protesta. Incroceranno le braccia in tutta Italia per quattro ore. A rischio visite ma anche i controlli sulla macellazione

PALERMO. I medici della sanità pubblica incrociano le braccia: domani sciopereranno in tutta Italia per quattro ore, all'inizio di ogni turno dalle 8 alle 12, 115 mila medici e veterinari dipendenti del Servizio sanitario e anche i 20 mila dirigenti sanitari, amministrativi, tecnici e professionali del sistema sanitario nazionale. In Sicilia, come settore sono interessati circa 20 mila medici e i sindacati prevedono alta adesione. La protesta, contro il governo nazionale, riguarda il rinnovo dei contratti e la stabilizzazione dei precari. «Diciamo no alla proposta di rinnovo del contratto a costo zero, che è fermo dal 2004», dice Fortunato Parisi della Uil Fpl medici. La perdita in busta paga sarebbe secondo i sindacati di circa 16 mila euro annui. Renato Costa della Cgil Medici assicura che «la protesta avrà un’alta adesione, ma garantiremo i servizi essenziali».

Possibili disagi per migliaia di visite e interventi programmati (garantite solo le emergenze), con grande rammarico dei sindacati che si dicono costretti a questa forma estrema di protesta per evitare che il sistema vada «a picco». E, secondo le loro stime, potrebbero saltare in tutta Italia circa 500 mila controlli specialistici e 30 mila interventi chirurgici. Ma sarà un lunedì nero anche per i produttori di carne: per lo stop dei veterinari si bloccherà anche la macellazione dei capi di bestiame, che riguarda ogni giorno migliaia di bovini, suini e ovini. Così come non ci saranno i consueti controlli per la sicurezza alimentare nei mercati ittici e in quelli ortofrutticoli.

Quello degli operatori della sanità è «un grido di allarme perchè rischia di collassare l'intero sistema di welfare » dice a nome dell'intersindacale Costantino Troise, segretario del principale sindacato degli ospedalieri (Anaao). Per rendersi conto delle condizioni in cui versa un servizio che «costa solo 7 punti di Pil mentre la filiera della salute ne restituisce 12 - aggiunge - basta fare un giro nei Pronto soccorso, ormai reparti di degenza con posti barella, scrivania, o solo in piedi». O nei reparti, sottodimensionati perchè il personale che va in pensione non viene sostituito. Ma anche «nelle aule dei tribunali» che ormai si riempiono di cause contro i medici che nella maggior parte dei casi si concludono con l'archiviazione.

Inutile, nonostante la riconosciuta disponibilità al dialogo, il tentativo di Beatrice Lorenzin. Il ministro della Salute, sul fronte del contratto, ha solo potuto impegnarsi a verificare se sia possibile riprendere almeno della contrattazione regionale, attraverso lo sblocco dei fondi integrativi che le aziende dovrebbero avere già accantonato (e se i soldi dovessero non esserci, avverte sempre Troise, «si tratta di appropriazione indebita, un reato penale»).
Troppo poco per fermare i sindacati che lunedì, con lo slogan «contratto subito», saranno in sit-in davanti al ministero dell'Economia contro «la carenza di risorse e l'assenza del contratto che non garantiscono più il diritto alle cure e il diritto a curare» e chiedendo «di stabilizzare gli oltre diecimila medici precari» che rischiano di diventarlo «a tempo indeterminato».

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