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Vino, la scommessa di Zonin: promuovere la Sicilia nel mondo

Eccellenze nell’Isola. Dal Veneto alla provincia di Caltanissetta, dove la famiglia nel 1997 ha investito creando l’azienda Feudo Principi di Butera

PALERMO. Sono i vini autoctoni a vincere la partita che ogni giorno si gioca sulle tavole straniere. Nero d’Avola e Insolia svettano in testa alla classifica dei preferiti da americani, giapponesi, australiani, tedeschi e non solo. Almeno è così secondo la famiglia Zonin, siciliana d’adozione, che del Feudo Principi di Butera ha fatto un’eccellenza tutta isolana. «La vostra è una terra che produce prodotti magnifici – esordisce Domenico Zonin, vicepresidente della casa vinicola – ma bisogna promuovere di più il vino della Sicilia nel mondo, adesso che il panorama enologico isolano è molto cambiato va fatto conoscere all’estero dove, ancora, non è conosciuto come eccellenza». Un monito, se così può essere definito, che arriva dal rappresentante di una famiglia che nel 1997 ha saputo capire il valore di quella tenuta da 340 ettari che si estende nella provincia di Caltanissetta e che ha ospitato i Branciforte prima e la famiglia Lanza poi.

«Esportiamo in 110 Paesi al mondo – spiega Claudio Galosi, winemaker di Feudo Principi di Butera –, dall’America all’Inghilterra, dalla Germania al Giappone e all’Australia. All'estero vanno molto bene i vini autoctoni, Nero d'Avola e Insolia su tutti, perché ci contraddistinguono e rappresentano il territorio. Nelle zone fredde – continua – sono particolarmente apprezzati i vini più forti e strutturati come il Sirah, mentre in Germania c’è una buona richiesta di Riesi perché a molti emigrati siciliani ricorda le loro origini».

Un successo, questo, che spinge la famiglia Zonin a crescere, a sperimentare prodotti nuovi da presentare sul mercato. «Stiamo portando avanti degli studi e facendo delle prove – conclude Galosi – per provare ad ottenere un Cru Insolia. L’obiettivo è di produrre un vino che abbia una longevità in bottiglia di un anno e mezzo o due, dunque più persistente e strutturato rispetto all’Insolia che già realizziamo».

Un altro traguardo da raggiungere, però, è quello di far conoscere l’eccellenza enologica siciliana nel mondo: «L’Isola – sottolinea Domenico Zonin – gode di un’immagine molto buona, dal punto di vista enogastronomico, per la qualità dei prodotti autoctoni che la caratterizzano. Ci sono ottime aziende che lavorano in Sicilia e che negli anni hanno contribuito a creare questa visione positiva del vino siciliano. Quello che bisogna fare adesso – continua – è riuscire a sviluppare di più l’esportazione del marchio vino siciliano che, in passato, ha avuto una grande pubblicità ma non nei mercati delle esportazioni. Per riuscirci – aggiunge – occorre che le aziende facciano gruppo, si facciano conoscere sempre più nei mercati stranieri dove i consumi stanno crescendo». Ed oggi si può: «Probabilmente – conclude Zonin – in passato le aziende della Sicilia che avevano una vocazione all’esportazione non erano in numero sufficiente, in questo momento sono aumentate così come il livello qualitativo dei vini prodotti».

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