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Antiparentopoli, divieto esteso ai 1.800 dirigenti regionali

PALERMO. I parenti di deputati, assessori e dirigenti generali e regionali non potranno fare affari con la Regione: stop ad appalti, forniture e concessioni di lavori per coniuge, genitore, nonni, fratelli, cognati o suoceri. È la norma chiave del disegno di legge antiparentopoli approvato ieri dalla commissione Affari istituzionali all’Ars, che, come si legge nell'articolo di Riccardo Vescovo sul Giornale di Sicilia in edicola, ha esteso il divieto anche al settore della formazione professionale, nel giorno in cui a Messina un blitz della Guardia di finanza ha portato a dieci arresti per presunte truffe nel settore.
«Non potevamo più perdere tempo per mettere fine alle parentopoli nella Regione. È emersa una realtà davvero lercia che ci pone davanti ad interessi familistici a danni della collettività, in virtù di un potere esercitato con arroganza e prepotenza». Così Marco Forzese (Drs), presidente della commissione Affari istituzionali che oggi ha approvato il ddl parentopoli.
Con questo ddl «abbiamo sancito che i deputati e gli assessori regionali così come i dirigenti regionali, unitamente ai loro parenti e affini sino al secondo grado, non potranno ottenere dalla Regione appalti, forniture, concessioni di lavori». «Tale veto - aggiunge - vale anche per le partecipazioni in società. Un'eccezione è prevista, ovviamente, per gli affidamenti effettuati con evidenza pubblica».
«Queste norme dovranno ora diventare legge della Regione per combattere la parentopoli imperante in diversi settori della pubblica amministrazione. Il testo del ddl - prosegue -
comprende anche gli articoli che riguardano l'ineleggibilità e la incompatibilità dei deputati e degli assessori regionali nei casi di interessi concreti ed economici, anche dei loro parenti e affini, in enti di formazione professionale. Addirittura per i componenti della giunta regionale - conclude - i vincoli si estendono a tutti i settori dell'amministrazione regionale».

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