Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

L’Opera pia di Gela apre agli extracomunitari, gli anziani: «Non li vogliamo»

GELA. La casa di ospitalità “Antonietta Aldisio” apre le proprie stanze ai profughi. Gli ex locali del comparto centrale dell’opera Pia, liberati dopo 57 anni dalle suore della Carità San Vincenzo de Paoli, sono stati destinati alla cooperativa “Gela Ambiente” retta da Orazio Perna che grazie ad un protocollo d’intesa con il Ministero potrà ospitare fino a trenta extracomunitari. Il progetto consentirà di rimpinguare le casse della casa di ospitalità di via Europa, in serie difficoltà economiche tanto da dovere fare i conti con una vertenza sindacale avviata dai 13 impiegati che lamentano il pagamento di 10 mensilità. Se il presidente della casa Adisio, don Giovanni Tandurella, non nasconde i vantaggi economici, ipotizzando entrate per circa 25 mila euro sono gli alloggianti e i loro familiari a manifestare preoccupazioni sulla sicurezza con l’ingresso degli immigrati. “Il pagamento lo garantisce il Ministero – assicura don Tandurella - l’opera Pia non ci rimette nulla. Anzi, per essere venali, abbiamo solo da guadagnarci. Con questo affitto pagheremo circa due mesi di arretrati ai nostri dipendenti. Il comune è fermo con i pagamenti a dicembre e ha accumulato un debito di circa 12 mila euro per ogni mese. Abbiamo firmato un protocollo d’intesa di sei mesi rinnovabile per altri sei”. Il servizio di accoglienza non è stato attivato ma ha raccolto le prime polemiche. Sono bastate le voci di corridoio agli alloggianti per accusare l’amministrazione comunale e il consiglio direttivo dell’opera Pia. “Mettono a repentaglio la nostra sicurezza aprendo l’opera Pia agli extracomunitari – accusa Carmelo Cammalleri - non vogliamo nessuno. Devono garantire la sicurezza degli anziani. Abbiamo paura di vivere accando a 20 o 30 extracomunitari che gireranno liberamente”. Secondo Angelo Rizzo, figlio una alloggiante, “il progetto del presidente dell’opera Pia ha radici lontane – accusa – Tutto è iniziato con l’espulsione delle suore. Da allora mancano servizi. Nei fine settimana c’è soltanto un operatore e molta sporcizia”. Negli scorsi giorni Luca Cattuti, coordinatore della Procivis, aveva sottolineato l’impossibilità di ospitare bisognosi presso il centro di accoglienza di via Ossidiana.

Caricamento commenti

Commenta la notizia