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I veterinari: «Diffusi anche i piercing, ma sono contro natura»

PALERMO. L'idea di tatuare il proprio cane non piace molto neanche ai veterinari. «È contro la natura dell'animale, soprattutto se ha solo una funzione estetica». Il tatuaggio sul cane non è in realtà una novità, perché, prima dell'arrivo del microchip, era apposto come unico segnale di riconoscimento e di distinzione. Ancora oggi, in qualche caso è usato per distinguere un cane sterilizzato da uno che non lo è. «Si usa la lettera "S" come segno distintivo di un cane sterilizzato - spiega il veterinario di Palermo Luisa Li Vecchi - di solito un randagio che poi viene reimmesso nel territorio». Secondo il veterinario, «il tatuaggio non comporta grossi rischi in sé per la salute dell'animale, nel senso che può creare solo irritazioni o infezioni cutanee e dolore fisico durante la realizzazione». Il problema piuttosto sarebbe un altro: se fatto per semplice vezzo, non dell'animale, ma del padrone, «diventa una forma di maltrattamento, perché non ha alcuna logica né funzione ed è contro la natura del cane». Non solo, ma per realizzare alcuni tatuaggi, fa notare il veterinario, «bisogna anestetizzare l'animale, magari somministrare in seguito per un periodo degli antibiotici. Tutto questo senz'alcun fine terapeutico, ma solo per un gusto estetico». A risentirne, poi, non è solo il fisico, ma anche l'umore del nostro amico a quattro zampe: «Trovandosi a subire un trattamento doloroso, il cane non può che modificare il suo umore e a provare malessere. Simili al tatuaggio - conclude la Li Vecchio - sono tutti quei comportamenti che noi crediamo normali, come piercing, oggi pure diffusi, o acconciature e pitture al manto». A. S.

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