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Regione, legge antiparentopoli: ecco tutti i divieti

Una sottocommissione all’Ars ha messo a punto la norma. Limiti anche per i dirigenti generali. I partiti: il via libera arriverà entro l’estate. Ineleggibile chi ha parenti nella Formazione. Stop agli appalti per le imprese legate a deputati e assessori

PALERMO. Chi avrà il coniuge, un genitore, nonni, fratelli, cognati o suoceri all’interno di enti di formazione non potrà essere eletto all’Assemblea regionale siciliana. Una volta conquistato uno scranno, per i parlamentari, ma anche per gli assessori regionali e per i dirigenti generali, il divieto si estenderà anche ad appalti, concessioni di lavori e forniture di beni e servizi verso Palazzo d'Orléans.
Ecco la prima bozza del disegno di legge antiparentopoli che i partiti intendono approvare entro l’estate. Il testo è stato messo a punto ieri a tempo record da una sottocommissione formata da deputati ed esponenti del governo e istituita per accelerare l’iter legislativo. Adesso dovrà superare prima il via libera della commissione Affari istituzionali, quindi il voto dell’Aula.
Rispetto al testo depositato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, quello scritto ieri cambia nella prima parte, in particolare dove limita il divieto al mondo della formazione professionale. Al contrario, la norma di Crocetta, spiegano dalla sottocommissione, prevedeva più genericamente l’incompatibilità di un deputato con parenti che erano in affari con la Regione in qualunque settore. A suggerire la modifica sono stati gli uffici del Parlamento, per i quali ci sarebbe stato un alto rischio di impugnativa perché avrebbe introdotto un fattore discriminante nell’Isola rispetto alle altre regioni. Ma sulla base di una sentenza della Corte costituzionale, che consentirebbe di agire in alcuni casi specifici, è stato deciso di limitare il divieto alla sola formazione: in pratica, il fatto di avere un parente in questo settore, consentirebbe di spostare un ingente bacino di voti e sarebbe alto il rischio di incorrere nel voto di scambio. Questa possibilità è stata ritenuta un fatto eccezionale, specifico, che dovrebbe mettere al riparo la norma dalla scure del commissario e da ricorsi alla Consulta.
La seconda parte del ddl resta invece sostanzialmente uguale a quello messa a punto dal governo e vieta di «affidare appalti, concessioni di lavori, forniture di beni o servizi» a parenti e affini fino al secondo grado a deputati, assessorie dirigenti generali. Restano esclusi da questo divieto coloro i quali risultano vincitori di bando pubblico.
Il testo è stato messo a punto dal gruppo di lavoro formato da deputati e dirigenti dell’assessorato alle Autonomie locali e della Presidenza. Ai lavori hanno assistito anche altri parlamentari probabilmente interessati ai risvolti immediati del provvedimento. Soddisfatto Salvatore Siragusa del Movimento Cinque Stelle: «In questa fase storica - afferma - occorre una norma che stabilisca delle regole dopo le inchieste e gli scandali. Penso si sia scritto un buon testo, grazie all'ottimo lavoro della sottocommissione, in collaborazione con il governo, lavoro che sarà senz'altro completato in commissione ed in aula». I capigruppo all’Ars hanno stabilito di approvare la norma entro l’estate. «Abbiamo fatto un lavoro importante in tempi stretti - dice il deputato del Pd, Giovanni Panepinto - così come era stato stabilito: la sottocommissione ha varato il testo base del ddl antiparentopoli, stiamo rispettando la tabella di marcia. Adesso lavoreremo per poter approvare la legge entro l’estate».

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