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La sconfitta dei partiti

Individuata già al primo turno una tendenza che vede il centrosinistra in ascesa e il centrodestra in progressivo ridimensionamento, il dato che esce dalle urne per il ballottaggio fotografa la crisi trasversale dei partiti tradizionali.
Di solito le elezioni amministrative sono quelle che maggiormente mobilitano l’elettorato, per vicinanza ai candidati e interesse verso i temi al centro del dibattito, ma questa volta non è andata così. E se l’affluenza è così bassa significa che i partiti, tutti, non trainano più. Non affascinano, tanto meno soddisfano e danno risposte alle esigenze più concrete delle comunità. La gente, quindi, se ne allontana.
Come spiegare diversamente il successo a Messina di un candidato che ha sfidato l’intero arco parlamentare tradizionale puntando su un tema, il no al Ponte, dall’altissimo appeal locale? E come spiegare il successo dei grillini in una città, Ragusa, che ha visto negli ultimi anni il gruppo dirigente legato al vecchio sindaco cambiare schieramento e linea politica? Alchimie ed equilibrismi politici non danno risposte. Che poi i risultati di Ragusa e Messina debbano essere assegnati all’antipolitica o più semplicemente a una voglia di rinnovamento, sarà il tempo a dirlo.
Al netto di tutto ciò la maggioranza che governa la Regione può legittimamente dirsi soddisfatta. Nel giro di poco più di un anno, dalle Amministrative del maggio 2012 passando per le Regionali e arrivando a questo ballottaggio, Crocetta e il Pd in alleanza con l’Udc hanno ribaltato gli equilibri. Il centrodestra berlusconiano che dalla fine degli anni Novanta governava grandi Comuni, Province e Regione è all’opposizione praticamente ovunque.
La destrutturazione del centrodestra, come la chiama Crocetta, è compiuta. Anche se le fibrillazioni alla Regione e lo sfilacciamento delle alleanze in queste Amministrative indicano che per creare un’altra stabile maggioranza bisognerà lavorare. Magari meno sugli equilibri e un po’ più sui programmi.

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