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Cani randagi a San cataldo, torturati e uccisi in città: l’Oipa traccia il bilancio dell’attività

SAN CATALDO. Un cucciolo di appena 40 giorni torturato e gettato in un tombino, altri quattro trovati agonizzanti accanto a un bossolo di proiettile. Un cane murato vivo in un vano contatore e, un altro ancora, morto, sfinito dal freddo e dalla fame, ritrovato assieme a una cucciola di circa cinque mesi, fortunatamente viva. Erano stati rinchiusi in uno stabile fatiscente senza nessuna ragione apparente. E’ il triste bilancio di un anno di attività dell’Oipa, l’organizzazione guidata da Fabio Calì che si occupa della protezione e salvaguardia degli animali. Casi scioccanti finiti alla ribalta dei media che hanno suscitato il ribrezzo e la rabbia di tanti animalisti o di chi, semplicemente, non accetta atti di violenza e accanimento immotivato contro creature inermi. “Sono storie di ordinaria quotidianità – racconta amareggiato Fabio Calì - intrise di violenza, soprusi e indifferenza, storie che la sezione e le guardie Oipa della provincia di Caltanissetta vivono ogni giorno sulla loro pelle, cercando di supplire con ogni mezzo a disposizione all’assenza delle istituzioni, sempre più sorde. Il nostro rifugio ospita attualmente circa 60 cani, a cui si aggiungono cani feriti e incidentati e le moltissime cucciolate che nelle ultime settimane i volontari stanno trovando sul territorio. Serve aiuto in termini di cibo, medicinali, antiparassitari, vaccini, sverminanti, croccantini, coperte, scatolette, cucce, visite mediche. Servono anche volontari che possano aiutare le uniche due persone che si occupano dei cani ospitati presso il rifugio. Chiunque volesse dare un contributo, di qualsiasi genere, sarà benvenuto”.

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