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Confederations Cup, Italia-Giappone 4-3 e tanta sofferenza

Quasi come contro la Germania nel 1970, per i nipponici ko immeritato: escono dall'Arena Pernambuco con molti rimpianti, e con il premio del migliore in campo

RECIFE. Italia-Giappone, una partita d'altri tempi, che forse verrà a lungo ricordata e che ai più anziani, e ai nostalgici del calcio di una volta, è sembrata, per il risultato di 4-3 e la girandola di gol ed emozioni, l'indimenticabile Italia Germania dei Mondiali del 1970.
Merito di due squadre che si sono affrontate a viso aperto, replicando colpo su colpo. Il Giappone esce dall'Arena Pernambuco con molti rimpianti, e con il premio del migliore in campo assegnato giustamente a Kagawa, ma il risultato premia forse oltre i meriti gli azzurri, che sono stati messi sotto per gran parte del primo tempo e dopo il 3-3 dei giapponesi, ma grazie a questo sudatissimo successo sono ora fra le prime 4 e devono solo capire dove giocheranno in semifinale: a stabilirlo sarà la sfida di sabato contro il Brasile.
L'Italia tira quindi un sospiro di sollievo ed esce imbattuta dallo stadio di Recife che in parte è ancora un cantiere. Il Giappone di Alberto Zaccheroni si rivela l'avversario molto scorbutico che Cesare Prandelli aveva previsto, con un ripartenze veloci e pressing asfissiante che per tratti della partita hanno fatto penare davvero molto gli azzurri. L'ottimo Honda (Lotito, se davvero lo vuole si sbrighi a comprarlo) ha cercato di trascinare i suoi, ma alla fine la differenza l'ha fatta anche la buona sorte. Basti pensare a quanto successo a 8' dalla fine, con un iro di Okazaki finito sul palo, e il successivo tap-in di Kagawa andato a sbattere sulla traversa.
Incredibile ma vero, l'ennesima emozione di una partita che ha divertito tutti, poi al 41' è arrivata la beffa finale per i samurai stavolta in maglia bianca: fuga di Marchisio sulla sinistra, il cross per Giovinco e la rete del n.10, che Prandelli aveva mandato in campo già dalla mezzora dopo essersi reso conto dei problemi di manovra dei suoi e aver sostituito Aquilani per scelta tecnica.
In precedenza c'erano state la partenza bruciante del Giappone, con due reti in 33 minuti, il perfetto inserimento di testa di De Rossi, su corner di Pirlo, che scuoteva gli azzurri e ridava la carica, al punto che nel giro di 20 a inizio ripresa la situazione veniva ribaltata grazie all'autogol di Uchida e il rigore (generoso) trasformato da Balotelli. Non bastava, c'era anche il meritato 3-3 di Okazaki e gli azzurri che sembravano (ed erano) senza benzina e invece vincevano la partita. L'avventura continua e adesso c'é il Brasile, ma onore al Giappone e a Zaccheroni.

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