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Il Megafono cresce e si avvicina al Pd

PALERMO. Il Megafono cresce, si stacca dalla soglia del 6% a cui si era fermato alle Regionali e alle Politiche e si attesta a Messina e Catania fra il 9 e il 10%. Il partito di Crocetta si avvicina al Pd, che oscilla fra il 10 e il 13% nelle grandi città ma vede annacquato il proprio dato da varie liste civiche che, per dirla col segretario Giuseppe Lupo, «hanno sangue nostro». Lupo preferisce un’altra analisi: «Dei 39 Comuni in cui si votava col proporzionale, il centrosinistra ne guidava 6. Adesso ne governeremo 10 e in altri 9 siamo al ballottaggio».
La sfida col Megafono aveva animato il dibattito politico alla vigilia. Il presidente cercava un voto che rafforzasse la sua autonomia dal Pd, i democratici cercavano una legittimazione alla loro voglia di dettare l’agenda. Ma se si guarda alle grandi città, nessuno dei due partiti può essere autonomo. A Catania è stato Crocetta a sorpassare il Pd: il Megafono porta a casa un 10,6% che vale 15.428 voti mentre il Pd si è fermato al 9,9% con 14.435 voti. A Catania però il Pd ha dato candidati a due liste civiche (molto trasversali) di Enzo Bianco che hanno raggiunto il 14,5 e il 7,6%. Va detto anche che alle Regionali di ottobre a Catania il Megafono aveva preso il 5% e un terzo dei voti attuali (5.471) mentre il Pd era al 17,1%.
Il Megafono ha raddoppiato i voti anche a Messina. Alle Regionali aveva preso il 4,8% e ora è all’8,8%. Sullo Stretto è secondo ma non troppo staccato dal Pd che si è fermato al 12,2% (4 mila i voti di scarto). Ma anche in questo caso non mancano le liste civiche promosse dal Pd.
Il Partito democratico tiene una leadership più sicura a Siracusa e Ragusa. Nella prima città si attesta al 13,1% mentre il Megafono si ferma al 5,8% (quasi il doppio del 3,3% delle Regionali). A Ragusa il Pd tocca quota 11,9%, mentre il Megafono si ferma al 6,2%, ma iscrive nella sua area due liste presentate dall’ex sindaco Nello Dipasquale con fuoriusciti dal centrodestra che ora gravitano in orbita Crocetta e hanno portato rispettivamente un 9,6% e un 11,5%. Lo stesso candidato arrivato al ballottaggio è di area Crocetta e non del Pd.
Cresce, il partito del presidente, e vede premiata la scelta di allargare la sua base strappando pezzi importanti ai partiti rivali. «Stiamo destrutturando così il centrodestra» ha detto Crocetta. Tuttavia dove il presidente ha tentato lo strappo dal Pd sono arrivati i risultati meno entusiasmanti. A Piazza Armerina, per esempio, Pd e Megafono si sfidavano: il candidato del Pd ha conquistato il 14,2% mentre il rivale si è fermato al 7,9. Nessuno dei due però è arrivato al ballottaggio, dove si sfideranno Pdl e Udc. Lo stesso è accaduto a Licata: il candidato del Pd ha raggiunto il 9%, quello del Megafono si è fermato al 2,3 (ma in una coalizione che ha raggiunto il 15) anche se a vincere è stato il candidato del centrodestra. A Modica è andata meglio al Pd, che ha portato al ballottaggio Giovanni Giurdanella col 19% che si sfiderà però col candidato dell’Udc Ignazio Abbate (in vantaggio col 32,4%). Mommo Carpentieri, sostenuto da Crocetta, si è fermato invece 14,2%. Il Megafono l’ha spuntata a Leonforte al primo turno, mentre a Partinico ha contribuito a portare al ballottaggio un ex Udc superando col 6,4% il Pd che si è fermato al 5,9%.
A scrutinio terminato Crocetta ha offerto a Lupo la federazione fra il suo movimento e il Pd. E Beppe Lumia ha definito il Megafono «una grande risorse per il Pd e per il centrosinistra». Antonello Cracolici, leader dell’area più critica verso il presidente, segnala invece che «per la prima volta tutti i candidati sindaci hanno preso meno voti delle liste collegate. Vince quindi il modello di alleanza larga e non quello dell’uomo solo al comando».
Il Pd punta adesso a conquistare pezzi dell’elettorato grillino. Perchè il Movimento 5 Stelle ha perso tanto rispetto al boom delle Politiche di fine febbraio. A Catania è sceso dal 31% al 4%, a Messina dal 27,6 al 2,5, a Siracusa dal 36 al 4, a Ragusa (dove però arriva al ballottaggio) dal 40% al 9,6.
L’Udc, alleato di Crocetta alla Regione, ha perso la sfida al Pd che aveva lanciato a Siracusa insieme al Pdl: la lista centrista si è fermata al 7% ma Edy Bandiera non è arrivato al ballottaggio. I centristi, vittime di scissioni importanti, non hanno neppure presentato una lista a Catania, ma Gianpiero D’Alia ricorda che «siamo il primo partito a Messina col 13% e a Ragusa abbiamo l’8%. L’Udc è presente nei territorio e ha superato il risultato negativo delle Politiche». A febbraio i centristi si erano attestati mediamente intorno al 3% con punte negative dell’1,1 a Siracusa. La ripresa c’è, ma alle Regionali il partito di D’Alia oscillava fra il 9,4% di Siracusa e il 13 di Catania.


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