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Soldi ai partiti, accettiamo il danno non la beffa

Siamo alla beffa: il decreto anti-casta potrebbe trasformarsi in un grande regalo per i partiti. Il finanziamento pubblico, formalmente messo al bando, potrebbe tornare addirittura maggiorato. E allora bisogna essere molto chiari. Gli italiani si sono già espressi con un referendum. Non vogliono che lo Stato paghi i conti di organizzazioni private come sono le formazioni politiche presenti in Parlamento. Il voto venne superato con un artificio lessicale: i contributi trasformati in rimborsi.
La sostanza era la medesima. Cambiava solo l'etichetta sotto la quale è passato un incremento delle risorse di dieci volte. I partiti, con molta arroganza, si sono fatti scudo della loro natura di canali imprescindibili del consenso parlamentare e hanno gonfiato spese e organici. Chiaramente oggi sono in affanno avendo caricato di costi fissi un bilancio le cui entrate sono molto variabili. Il Pd, certamente il partito più strutturato sul territorio, risponde alla minaccia di azzeramento dei contributi con la cassa integrazione per 180 dipendenti. Un ricatto ovviamente inaccettabile. Ferma restando la solidarietà verso uomini e donne che vedono il loro futuro schiacciato da un gioco gigantesco.

A maggior ragione serve chiarezza:

1) In base al testo di cui si discute, i partiti riceveranno un contributo per le spese che riguardano le loro sedi (comprese le bollette). Otterranno il finanziamento della campagna elettorale per gli spazi che acquisteranno sui media. Una domanda: ma perché il contribuente dovrebbe farsi carico di questi costi? Dove sta scritto che i cittadini debbano sostenere le spese vive dei partiti e accompagnare la loro corsa verso i seggi parlamentari?

2) Ancora meno giustificabile il secondo intervento. Riguarda il 2 per mille che in regime di silenzio assenso sarà assegnato ai partiti. Senza un divieto espresso che il contribuente deve mettere in dichiarazione sarà lo Stato a distribuire le risorse. Un trucco che ha veramente il sapore della beffa. Una scommessa sull'ignoranza della norma da parte dei cittadini.
Contro quest'inganno la ribellione dell'opinione pubblica deve essere ferma. C'è una sola strada possibile: i contribuenti devono dichiarare in maniera trasparente la loro volontà a favore di un partito. La fede politica espressa con il voto e con il portafoglio. Niente di più.

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