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«La mafia ha avuto paura della sua rivoluzione»

Il tempo è la culla della memoria e il riconoscimento che si offre alla memoria regala un'occasione preziosa: un'eredità fruibile, concreta, in grado di orientare verso un cammino di verità e di fede. La beatificazione di padre Puglisi, che si celebra oggi a Palermo, regala a tutti noi questa possibilità che si traduce nel lavoro di ogni giorno, nello svolgimento dei nostri ruoli, nel rispetto di quei principi per i quali padre Puglisi ha sacrificato la propria vita. Padre Puglisi è una figura rivoluzionaria poiché, in un contesto di omertà ancora tutta da scalfire, in un quadro di vita dai colori spenti, ha offerto ai giovani una scelta diversa, per questo rivoluzionaria, una scelta di luce capace persino di squarciare quella tela di ombre. Di questo, la mafia ha avuto paura: ha avuto paura di una scelta di luce. Come nelle saghe si racconta che il vampiro muoia al sorgere del sole. Da qui, una considerazione concreta, oggettiva, che nasce da una riflessione solo apparentemente scontata: la mafia teme la rivoluzione culturale forse ancora di più delle strategie di intelligence, perché un pensiero finalmente libero non può essere assoggettato, né ricattato, né intimidito, ma procede senza condizionamenti. Questo, la mafia non può permetterselo poichè è sulla paura che ha fondato la sua forza. Così padre Puglisi diventa un eroe dei nostri giorni e con la sua morte celebra la debolezza del sistema mafioso. Interprete attento di un'evangelizzazione rivolta a tutti, specialmente ai più fragili, ha dato un'impronta nuova a un'azione educativa che trova nella compartecipazione la sua dimensione ideale. Non cercava deliberatamente il sacrificio, perché amava la vita, anche se, probabilmente, ogni conseguenza possibile era stata messa nel conto. L'uccisione di padre Puglisi costituisce, per molti versi, un attacco alla fede cristiana e al suo messaggio di libertà. Ma l'antireligione non ha prevalso. Anzi. Da quel momento, la società civile, nelle sue parti sane, si è rivoltata con più determinazione contro il crimine e il suo sistema, proseguendo in un cammino di emancipazione da ogni logica di violenza. La beatificazione di padre Puglisi è, dunque, il tributo di amore della sua terra e della sua gente ed è la testimonianza in vita di quella possibilità preziosa di cambiare il corso delle cose, di dire «no» con parole semplici, ma granitiche, a tutto quello che la mafia rappresenta, in chiave religiosa e laica, e al suo codice feroce.



* VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO

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