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Tabella H, per favore cambiamo

La rinuncia di Antonio Presti ai sussidi previsti dalla famigerata Tabella H ha aperto un caso politico. È un contributo di circa 80 mila euro che non verrà ritirato. Ci sembra un gesto meritevole di molta attenzione. Sia perché assolutamente inedito.
Sia perché a farsene autore è l’ideatore della Fiumara d’Arte e proprietario dell’Atelier sul Mare, l’albergo di Tusa. Una ribellione importante tenendo conto che Presti è stato tra i candidati alla successione di Franco Battiato. Anche in quel caso arrivò un rifiuto. Un desiderio di separatezza e di autonomia rispetto alla politica che va sottolineato.
Ora il «no» alla Tabella H che sottintende un giudizio molto negativo sul sistema. Ancora più importante perché, come riconosce lo stesso Crocetta in un'intervista che pubblichiamo a pagina 3, non è da escludere un intervento a gamba tesa del Commissario dello Stato. C’è già stata nel 2009 una dichiarazione di illegittimità da parte della Corte Costituzionale per una disposizione simile approvata dalla Regione Lazio. Nulla esclude che la tagliola scatti anche in Sicilia. E allora è necessario fare chiarezza. Soprattutto è necessario bonificare i contenuti della lista. Oggi assomiglia molto al menù della spesa dove tutto si mescola. Interventi per iniziative sicuramente meritevoli insieme ad attività di natura strettamente clientelare. L’elenco che pubblichiamo oggi offre una visione d’insieme di questa mescolanza. Attività di assistenza ai malati apprezzate da tutti accanto a circoli e associazioni dalla definizione incerta. Nella maggior parte dei casi strutture più o meno avventizie che hanno il solo scopo di far affluire soldi pubblici ai partiti e alle loro clientele. È chiaro che in queste condizioni non si può andare avanti. La protesta di Presti ha alzato la palla: il Commissario dello Stato la schiaccerà a terra impugnando l’intero impianto della Tabella H. Sarà tutto da rifare. A pagare il prezzo saranno prima di tutto le opere meritevoli che, restando a secco di liquidità, saranno costrette a rallentare la loro attività benefica. La solita storia: a pagare il prezzo dell’opacità saranno proprio le opere più trasparenti. Il male che vince sul bene, il loglio che prevale sul grano. E allora: per favore, cambiate la filosofia complessiva che sta dietro a questi contributi. Premiate chi merita, finalmente, e non i clienti col pacchetto di voti più robusto.  [email protected]

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