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Letta: subito un decreto sull’Imu, poi giù le tasse per i neoassunti

Il premier nel salotto di “Che tempo che fa”: la legge elettorale balorda va assolutamente cambiata al più presto”. Sì alla riduzione dei parlamentari

ROMA. Il premier Enrico Letta fa il suo debutto tv nel salotto di 'Che tempo che fa'. E mette in ordine i primi interventi del governo: subito, già in settimana, il decreto per sospendere la rata dell'Imu, che "non è un progetto solo di Berlusconi" e rifinanziare la cassa integrazione in deroga. Poi, più avanti, il governo tenterà di "scongiurare" l'aumento dell'Iva ma l'"ossessione" del presidente del Consiglio è "abbassare le tasse per i neoassunti".     
Al termine di una giornata costellata di polemiche e distinguo dentro la maggioranza, sull'Imu come sul ddl sulla cittadinanza e sulla Bossi-Fini, Letta fa chiarezza sul programma della sua strana maggioranza. E riparte dal discorso fatto alle Camera per affermare che è quello che "vale"  per gli impegni da portare a termine; mentre su altri argomenti, che pure gli stanno a cuore, come la cittadinanza per i figli degli immigrati, la maggioranza discuterà per vedere se riuscirà a trovare una sintesi. Il presidente del consiglio non fa alcun cenno ad un altra spina: la Convenzione per le riforme. Ma non ha dubbi che la "legge elettorale balorda", causa di questo risultato elettorale e di un governo che "neanche io avrei voluto", va "assolutamente cambiata" nei tempi più celeri. Insieme alla legge elettorale Letta vuole anche la riduzione del numero dei parlamentari, che può essere fatta in 7-8 mesi.     
Ma è l'emergenza economica e l'obiettivo di "riavvicinare i cittadini allo Stato e lo Stato ai cittadini" il cuore della missione del premier. Letta si augura di riuscire a far fronte ai provvedimenti senza "una nuova manovra". Ma oltre all'emergenza Letta spera di mettere in cantiere riforme più complessive come l'estensione delle tutele a chi non ha lavoro e una correzione della riforma Fornero che, sugli esodati, ha dato "una botta di incertezza".    
Un programma che deve fare i conti con la coperta troppo corta delle coperture e che per questo per il presidente del consiglio non può prescindere da una correzione di rotta dell'Europa. "Dopo il tour europeo - sostiene Letta - sono tornato con qualche elemento fiducia in più: ho detto che l'Italia non vuole sbracare, vuole mantenere gli impegni presi ma non possiamo più accettare che l'Europa sia solo tagli tasse e austerità". E per il vertice di giugno proporrà che l'Unione si ritrovi "su un grande progetto per il rilancio dell'occupazione dei giovani".     
Il premier sembra aver chiara la bussola del suo governo. Pur non facendo mistero che "non è il governo ideale per gli italiani" né per i partiti che lo sostengono. Letta nega di temere i contraccolpi di Pdl e Pd ma lancia un messaggio al popolo dem. "Siamo in un frangente terribile e la richiesta del presidente della Repubblica non poteva trovare il Pd non pronto", spiega il premier che invita il suo partito ad avviarsi ad un congresso che sia "fondativo" perché nonostante i "limiti" che ha mostrato è "ancora un'idea vincente". Infine una promessa solenne: "Mi prendo l'impegno: se ci saranno dei tagli su cultura, scuola e  ricerca mi dimetto".

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