ROMA. Aveva sciolto la riserva con «sobria soddisfazione» consapevole delle difficoltà che il governo ha davanti a sè e dell'emergenza sociale che attanaglia il Paese. Ma Enrico Letta non poteva immaginare che nel giorno del giuramento del suo governo, un uomo armato avrebbe potuto sparare a due carabinieri e ferire una donna incinta proprio sotto le finestre del suo ufficio a palazzo Chigi. Il premier, per indole, è una persona molto fredda soprattutto nei momenti difficili, spiega chi lo conosce da anni. E l'episodio non ha fatto che rafforzare il convincimento che il Paese ha bisogno di risposte immediate. Ma anche che non c'erano alternative a questo Esecutivo. Quando sale al Quirinale non può immaginare quello che sta per accadere a piazza Colonna. E quando la notizia arriva il clima, non propriamente gioioso, diventa plumbeo. «Praticamente non abbiamo nemmeno brindato», riferisce un ministro. Anche l'arrivo dall'ingresso posteriore di palazzo Chigi, con la piazza blindata e i bossoli ancora sui sanpietrini, non può che essere mesto. Letta si incontra a lungo con Monti: si parla delle prospettive del governo e dei dossier ancora aperti sulla scrivania del capo del governo. Segue il passaggio di consegne, dove il premier sembra sciogliersi un pò mentre il professore, sorridente, gli passa la campanella con cui dovrà dirigere il Consiglio dei ministri.
E non sarà un compito facile. Il primo Cdm scivola via liscio, ma il governo si limita ad una serie di adempimenti già concordati. Letta esprime solidarietà ai carabinieri feriti, ma lascia che a relazionare i ministri sull'accaduto sia Alfano. Che si raccomanda con i colleghi di seguire scrupolosamente le disposizioni del Viminale sulla sicurezza. Il premier sa che bisogna tranquillizzare il Paese. Ci pensa il ministro dell'Interno a farlo. Scende insieme al ministro della Difesa Mario Mauro per dire che si tratta di un «gesto isolato» e che al momento non ci sono ragioni per lanciare particolari allarmi. Ma al di là delle sintonie personali, i problemi nell'Esecutivo non mancano. La riunione dei ministri del Pdl a palazzo Grazioli fa capire che fra le anime di questo 'strano governò, per parafrasare la definizione di Monti, non c'è quella amalgama necessaria per far funzionare le cose. Il fatto che Alfano, oltre all'ufficio al Viminale, abbia preso possesso anche di una stanza a palazzo Chigi potrebbe migliorare le cose. Ma nel governo già si pensa a come far interagire i ministri dei diversi partiti.
E Letta lo sa bene. Così come Scelta Civica. Spetterà a Mario Mauro, il più politico degli uomini di Monti, il compito non facile di facilitatore i rapporti fra Pdl e Pd. Dobbiamo interagire, altrimenti il governo va a sbattere alla prima curva«, spiegano fonti montiane. E in questo senso un passaggio cruciale sarà il discorso programmatico di domani prima del voto di fiducia. Letta farà un appello al senso di »responsabilità«, alla necessità che le forze politiche mettano da parte le divisioni per lavorare nell'interesse del Paese. Perchè tutti devono metterci la faccia, come spiega un suo collaboratore. Un intervento rivolto anche all'opposizione, a chi la fiducia non la voterà. Ripeterà i tre pilastri del suo programma: economia, riforma della politica, un'Europa diversa. E non è un caso che, a palazzo Chigi, mentre il premier lima l'intervento, arrivi Fabrizio Saccomanni. Con il ministro dell'Economia viene fatto un primo giro d'orizzonte sui conti pubblici, per verificare quali margini di manovra ci siano per far ripartire l'economia risolvere il nodo dell'Imu, come pretende il Pdl. La giornata del presidente del Consiglio, dopo una messa nella chiesa di Sant'Andrea, si chiude in ospedale.
Parte il nuovo governo, Letta e i suoi ministri giurano al Quirinale
Con il giuramento dei suoi componenti il nuovo esecutivo entra nella pienezza dei poteri
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