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Berlusconi: "Letta? E' importanta fare il governo, non chi lo guida"

Il leader del Pdl: "Bisogna approvare i provvedimenti urgenti, sono molto preoccupato ma continuo ad essere fiducioso e a combattere. Noi abbiamo preparato otto disegni di legge"

ROMA. "Letta? Poco importa chi guiderà  questo governo, importante che ci siano un governo e un  Parlamento per approvare provvedimenti urgenti; sono molto  preoccupato ma, essendo ottimista di natura, continuo ad essere  fiducioso e a combattere». E' un Silvio Berlusconi carico, quello che risponde alle domande dei giornalisti sul futuro del governo in Italia. Il leader del Pdl aggiunge: «Abbiamo preparato otto disegni di legge  e sosterremo qualunque governo possa essere in grado di farli  approvare. Il Pd - aggiunge -  ha già espresso i  Presidente di Camera e Senato, ora anche Letta in qualità di  premier incaricato. Noi non facciamo questione di posti, ma di  contenuti. Tuttavia, anche se ci fosse una convergenza, non si  possono accettare preclusioni».  Dalle parole di Berlusconi, dunque, emerge una voglia, neppure troppo nascosta, di esprimere un nome vicino al Pdl e non al Pd come primo ministro del nuovo governo, anche se Letta, per ora, sembra essere una scelta appoggiata anche dal centrodestra.

Meno diplomatico sembra Gasparri: «Cosa dovremmo fare - dice - gli spettatori e  applaudire dalla tribuna? Non chiediamo nulla ma non accettiamo  imposizioni. Non vedo molto spazio per tecnici rivelatisi poco  capaci nè pregiudiziali su eventuali nomi che potremmo fare  noi. Non c'è una patente di decenza che possa essere  rilasciata». Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto si concentra più sull'opportunità di formare un governo duraturo: "Si tratta di una occasione più  unica che rara per prendere di petto questioni di fondo finora  rimaste bloccate. Da un lato una riforma istituzionale ed  elettorale quale l'adozione del semipresidenzialismo alla  francese e, come in Francia, una nuova legge elettorale fondata  sui due turni, il superamento del bicameralismo, l'abolizione  delle province e la redistribuzione delle loro funzioni".

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