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L’ultima chance per la politica

Bisogna fare i conti con la propria coscienza e ascoltare il Paese

di NINO SUNSERI

Adesso ognuno dovrà fare i conti con la propria coscienza e la propria responsabilità. I gruppi parlamentari devono avere la capacità dei calabroni: volare anche se strutturalmente non ne sarebbero capaci. Lunedì hanno applaudito il Presidente della Repubblica che li sferzava per il loro immobilismo. A prima vista un momento di schizofrenia pura. Ma ormai la classe politica italiana ci ha abituati a tutto. Gli applausi più lunghi e fragorosi sono arrivati tutte le volte che Napolitano insisteva sui temi della condivisione per dare, finalmente, un governo stabile agli italiani. A due mesi dalle elezioni è un obbligo cui nessuno può sottrarsi senza tradire il Paese. E le posizioni espresse ieri da Pdl e Pd dopo gli incontri con Napolitano lasciano finalmente ben sperare, circa la presa di coscienza che la strada tracciata dal Capo dello Stato è l'unica percorribile. L'alternativa è il caos. I dati di Banca d'Italia non lasciano scampo. Il potere d'acquisto diminuisce. Negozi e supermercati a basso prezzo sono sempre più frequentati. Due giorni fa l'Istat avvertiva che ormai un milione di famiglie vive senza redditi da lavoro. Vuol dire che sta svuotando le proprie riserve patrimoniali e quelle dei parenti prossimi. Che senso ha perdere ancora tempo? L'alternativa è una sola: nuove elezioni. Un disastro. Già così vuol dire che il nuovo governo comincerà a funzionare, nella migliore delle ipotesi a giugno. Metà anno andato. Con il voto sarebbe tutto il 2013 a essere stato sprecato dall'incapacità dei partiti.
Gli italiani non lo perdonerebbero. Basta avere voglia e pazienza di ascoltare il Paese. Quello che dicono i sindacati, quanto afferma Confindustria e tutte le altre presenze di presidio sociale. In questo senso la trasmissione in diretta streaming della direzione del Pd non è stato un buon servizio alla trasparenza. Molti interventi erano stanchi ritualismi celebrati con la testa all'indietro. Più attenti agli equilibri di partito che verso il Paese. Forse ha proprio ragione Beppe Grillo che pure della politica via internet è il nuovo profeta: «Certe cose è meglio che le diciamo fra noi». Il vecchio Partito Comunista, di cui il Pd è pallido erede, utilizzava il modello blindato del centralismo democratico. Il dibattito era ammesso solo in direzione. La posizione che prevaleva diventava quella ufficiale del partito. Non era consentito dissociarsi. Il Pd fa esattamente al contrario: nelle riunioni collegiali ritrova l'unanimità. Una volta fuori ognuno fa come vuole. Come si è visto nelle elezioni per il Presidente della Repubblica.

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