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Guerra tra mafia e stidda degli anni ’90: otto arresti

Nel mirino della squadra mobile di Caltanissetta esponenti delle cosche mafiose di Gela e di Niscemi ritenuti responsabili di due omicidi e di un tentativo di omicidio compiuti agli inizi degli anni '90

CALTANISSETTA. Otto ordinanze di custodia cautelare in carcere della squadra mobile di Caltanissetta nei confronti di altrettanti esponenti delle cosche mafiose di Gela e di Niscemi ritenuti responsabili di due omicidi e di un tentativo di omicidio compiuti agli inizi degli anni '90, nell'ambito della guerra tra Stidda e Cosa nostra.    
In particolare, la squadra mobile di Caltanissetta, in collaborazione con gli agenti del commissariato di Niscemi e delle squadre mobili di Potenza, L'Aquila, Firenze, Milano, Perugia, Roma, e con l'Interpol e la polizia tedesca, avrebbe alzato il velo sull'omicidio di Paolo Nicastro, sul tentativo di omicidio di Antonino Pitrolo e Salvatore Calcagno e sull'omicidio di Salvatore Campione e il contestuale tentativo di omicidio di Gianfranco Arcerito. Tutti i delitti sono avvenuti nella seconda metà del '91 nel corso della sanguinosa guerra di mafia nel nisseno.

Gli otto arresti eseguiti durante la notte dalla squadra mobile di Caltanissetta, nell'operazione «Colpo su Colpo», riguardano due omicidi e un duplice tentativo di omicidio avvenuti a Niscemi nel 1991. Gli episodi si inquadrano nell'ambito della faida tra Stidda e Cosa Nostra, esplosa tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90, per imporre ciascuno la propria egemonia mafiosa nel territorio. Da una parte c'erano gli stiddari facenti capo ai fratelli Salvatore e Vincenzo Russo, dall'altra le famiglie di Cosa Nostra che si riconoscevano in Giancarlo Giugno, Salvatore Calcagno e Amedeo Arcerito. Lo scontro esplose il 15 luglio del '91, quando fu ucciso lo stiddaro Paolo Nicastro, sotto il piombo di due killer prestati da Cosa Nostra gelese: Raimondo Romano e Pasquale Trubia. Mandanti sono ritenuti Piddu Madonia, boss indiscusso della provincia nissena, ed Emanuele Alfieri (di Guido), capo del mandamento di Gela, insieme con i luogotenenti niscemesi Giugno e Pitrolo. La risposta della Stidda arrivò dopo una ventina di giorni. Il 3 agosto due killer armati di pistole, Salvatore Vallone e Salvatore Mastrantonio, spararono nella piazza del paese, incuranti della folla, all'indirizzo di Antonino Pitrolo (che scampò all'agguato) e di Salvatore Calcagno che rimase ferito a una gamba. Nel fuggi-fuggi generale, i proiettili colpirono anche tre passanti che riportarono lievi ferite. Mandati e complici dell'agguato sono ritenuti i fratelli Russo. L'8 settembre del '91 la controreplica di Cosa Nostra. I killer giunti ancora una volta da Gela, Nunzio Emmanuello e Giovanni Passero, assassinarono un «pezzo da 90» della Stidda: Salvatore (Turi) Campione. Mandante del delitto, secondo polizia e magistratura, il boss niscemese Antonino Pitrolo con il concorso morale di Madonia e Argenti. Alla ricostruzione di queste fasi della guerra di mafia hanno contribuito sette pentiti dell'una e dell'altra organizzazione mafiosa.

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