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Via Redentore, 2 anni per la ricostruzione del palazzo abbattuto

Il progetto ha ottenuto il via libera dalla conferenza dei servizi, intanto per quattro famiglie sfollate trovata la soluzione

CALTANISSETTA. Occorreranno due anni per realizzare il palazzo di via Redentore nella stessa area in cui sorgeva quello dichiarato pericolante e successivamente abbattuto. A giugno, secondo un protocollo d'intesa siglato al momento della cessione (gratuita) dell'area al Comune, scadono i termini fissati a suo tempo l'inizio dei lavori. L'Istituto Case Popolari il progetto lo ha presentato ottenendo il via libera dalla conferenza dei servizi, ma adesso dovrà integrarlo con i sondaggi per saggiare la natura geologica del terreno sul qual verrà riedificato, con le stesse cubatura di prima, l'edificio di cinque piani. Per gli sfollati l'odissea è destinata a continuare anche la tensione degli ultimi giorni si è notevolmente allentata dopo la soluzione tampone trovata dal sindaco - e largamente condivisa - che destina la ex caserma dei carabinieri a Santa Barbara per un periodo temporaneo (due anni) a quattro famiglie rimaste senza un tetto e impossibilitate a fronteggiare le spese d'affitto nel libero mercato. Si tratta di quattro alloggi che necessitano di piccoli interventi ma, in teoria, già abitabili.«Una soluzione - ha spiegato Salvatore Porsio presidente del Comitato Difesa del Cittadino - da noi prospettata qualche mese e quindi largamente condivisa. Siamo soddisfatti. Abbiamo dato un grosso contributo al superamento di questo problema e adesso con l'avvocato Delia Perricone e l'architetto Pino Rumeo seguiremo da vicino l'iter progettuale per la realizzazione del nuovo edificio». Le otto famiglie che risiedevano nel fabbricato poi demolito potranno rientrare solo nel 2015 ma stavolta da affittuari e dovranno pagare un canone mensile. È lunghissima la storia di questo palazzo di via Redentore dove nel marzo 2009 un meccanico che aveva una officina a pianoterra aveva notato crepe in uno dei pilastri portanti. IL successivo sopralluogo dei tecnici comunali si trasformò in una mazzata autentica per le ventidue persone che vi dimoravano costrette ad abbandonare precipitosamente lo stabile per essere trasferite in alberghi o in case di congiunte. Una odissea senza fine che ha vissuto il momento topico quando le ruspe (giugno 2010) aggredirono il vecchio edificio fino alla demolizione totale liberando così un'area regalata dai proprietari al Comune che, a sua volta, l'ha ceduta allo Iacp con l'obbligo - contemplato nel protocollo d'intesa - di costruirvi un nuovo edificio di cinque piani.

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