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Berlusconi a Bari: "Se si vota a giugno, io candidato premier"

"Bersani collabori con noi altrimenti si torni al voto", ha detto il leader del Pdl. "Con Prodi presidente della Repubblica ci converrebbe andare tutti all’estero, il Pd vuole occupare tutte le cariche"

BARI. Il messaggio doveva essere chiaro a tutti, tanto che Silvio Berlusconi ha voluto che fosse scritto a caratteri cubitali dietro le sue spalle: 'o un governo forte oppure il votò con lui candidato premier. Alla vigilia della settimana in cui sarà eletto il nuovo presidente della Repubblica, l'ex capo del governo non ha nessuna intenzione di abbassare i toni. Anzi, l'ultimatum che invia dalla piazza del capoluogo pugliese (la seconda kermesse dopo quella di Roma) a Bersani è netto: Se non c'è un esecutivo forte l'unica strada è quella del ritorno alle urne a giugno. Il Cavaliere mette da parte i toni concilianti e lancia il suo affondo contro il segretario del Pd che «vuole i voti del Pdl senza però fare un governo insieme». Un atteggiamento «inaccettabile», quello del leader Democratico 'colpevolè di aver «paralizzato» l'Italia tenendola «da più di quaranta giorni senza un governo». Berlusconi reclama pari dignità mettendo in chiaro di essere indisponibile ad appoggiare un esecutivo senza un riconoscimento del Pdl: «Ora basta - accusa - non abbiamo l'anello al naso, Bersani capisca che non 'pettiniamo bambolè. Non possono darci lezioni di moralità». I toni diventano anche più accesi quando Berlusconi non esita a «denunciare» il tentativo dei Democratici di voler «prendere tutte le Istituzioni, anche il presidente della Repubblica».  L'ex capo del governo è un fiume in piena: accusa il Pd di «mettere la democrazia sotto i piedi», insistendo affinchè Bersani «collabori con il Pdl invece di rincorrere la premiata ditta Grillo-Casaleggio ». Altrimenti, avverte, «ci sono le elezioni a giugno». Appuntamento che il Cavaliere fa sapere di non temere «i sondaggi ci danno in vantaggio, siamo al 34%, possiamo vincere ed io sarò il candidato premer».  È poi il Capo dello Stato l'altro 'tasto dolentè su cui Berlusconi è pronto a giocarsi le ultime carte prima che si aprano le urne giovedì 18 aprile. Non è escluso che la prossima settimana possano esserci nuovi contatti con il Pd anche se la matassa sembra difficile da sbrogliare. Ecco perchè l'ex capo del governo non rinuncia all'idea di proporre la rielezione di Napolitano quale soluzione migliore anche per spaccare i Democratici. L'ex premier sa bene che uno dei nomi in pole, soprattutto dopo le scelte del Movimento Cinque Stelle, è quello di Romano Prodi, fumo negli occhi per Berlusconi e per le migliaia di militanti in piazza: «Se dovesse essere lui il prossimo Capo dello Stato ci conviene andare tutti all'estero», è il consiglio del Cavaliere alle migliaia di persone che coprono con i fischi il nome del Professore. Il livore è lo stesso anche quando il Cavaliere se la prende con quei magistrati colpevoli «anche di aver fatto cadere governi». Il riferimento è al suo primo esecutivo nel 94 quando si dimise a seguito di un avviso di garanzia: «Quei giudici - accusa - non hanno mai pagato». Il Cavaliere se la prende poi con le «associazioni interne alla magistratura che assomigliano a delle società segrete. Si parla di trasparenza ed è giusto che chi decide della libertà di una persona sia 'trasparentè e dica se è iscritto o meno ad un'associazione». Berlusconi non esclude,infine, «una manovra economica correttiva, visti i conti allo sfascio». E denuncia «la confisca della tredicesima per pagare la Tares, una mazzata insieme al saldo dell'Imu».

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