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Sommersi dai rifiuti e Palermo si indigna

Due giorni fa su queste colonne manifestavamo tutta la nostra preoccupazione per il metodo di protesta adottato dai dipendenti Amia, dopo il no del tribunale al concordato e l’inevitabile corsa verso il fallimento dell’azienda. Le sorti di 2.400 lavoratori sono legate ad alchimie giuridiche non ancora chiare ma alle quali il Comune sta già lavorando, al punto da farci considerare almeno prematuro il ricorso ad azioni di protesta che hanno come unico risultato quello di lasciare le strade sotto montagne di spazzatura. «Perchè contro la città?», ci chiedevamo nel titolo. E su www.gds.it non sono mancate, oltre a commenti, analisi e critiche, le risposte. «Semplice - scrive Gaspare Lo Biundo - perchè i cittadini pagano le esose tasse per nutrire un gruppo di facinorosi bravi solo nell’organizzazione degli scioperi spesso illegittimi». Vogliamo credere che non sia così, visto che - in condizioni normali - i lavoratori Amia riescono comunque a mantenere a un livello decoroso la condizione igienica della città. Non adesso, però. «Si applichi il contratto e si licenzi chi non ne vuole neppure in brodo! - tuona Pietro -. E mandate a casa tutto il gruppo dirigente, perchè rivelatosi inefficiente». Già fatto, verrebbe da dire. Anche se la gestione commissariale non ha dato i frutti sperati. «Purtroppo questo è il risultato di decenni di ladrocinio e state certi che non si stancano», sentenzia Benedetto Dall’Acqua. Ma di sentenze attendiamo quelle vere, visto che inchieste e processi su Amia fioccano. Il coro non risparmia i sindacati: «Dicono di licenziare i fannulloni - scrive Mario Corso - ma chi resterebbe? E i sindacati chi difenderebbero? Vergognatevi!». E dire che furono proprio i sindacati a garantire, agli albori della protesta, che questa non avrebbe inciso sulla raccolta della spazzatura. Bugia o ingenuità? «Si spieghi uno sciopero contro chi si può ritorcere, magari non si raccoglie solo da Orlando?», chiede d’altra parte un anonimo ”dipendente Amia”. per il quale può valere come risposta il post di Maria: «Vorrei solo che per un giorno, un solo giorno, scendessero in piazza i cittadini, tutti quanti insieme. La città è nostra, la facciamo rispettare?».
Dalla protesta alla proposta, non sempre condivisibile. «Con parte dei soldi recuperati da confische e altro il Comune assuma o reintegri personale in cassa integrazione per ripulire le strade e le ville» chiede Pierò Calì Cerri. Non siamo d’accordo: non è il personale che manca, anzi ce n’è fin troppo. Va solo utilizzato bene. Concorda su questa linea Giuseppe Barrile: «Serve nuova moralità e responsabilità del personale tutto, via i fannulloni con buona pace dei sindacati. Assumere altro personale serve a spendere inutilmente». «Da ex lavoratore oggi disoccupato, anzi rottamato, non comprendo questo atteggiamento contro la città martoriata. Chi ha come loro ancora qualcosa, deve dimostrare di meritarlo» sottolinea Armando Lo Piparo. Come dargli torto?

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